RICERCA TRA GLI OLTRE 10MILA ARGOMENTI
17 febbraio 2021
Neurinoma dell’acustico, sintomi e segni
I sintomi comuni comprendono:
perdita neurosensoriale dell’ udito unilaterale (96%)
instabilità (77%)
tinnito (71%)
cefalea (29%)
dolore mastoideo o otalgia (28%)
intorpidimento facciale
diplopia
vertigine.
Il tempo medio dall’ insorgenza dei sintomi alla diagnosi è di 3,7 anni. La perdita dell'udito e dell'equilibrio è lenta e graduale nella maggior parte dei casi.
Il tinnito è di solito unilaterale, lieve e costante.
I segni neurologici comuni comprendono
perdita neurosensoriale dell’udito unilaterale nel 90-95% dei pazienti.
L'udito conservato suggerisce che il tumore é di dimensioni inferiori a 1,5 cm.
Nel 50% dei pazienti in presentazione, la perdita dell’ udito è il solo segno neurologico.
Lo sguardo è normale o solo lievemente compromesso.
Tumori di maggiori dimensioni (cioè superiori a 3 cm) possono causare atassia, dismetria, nistagmo, iperestesia facciale e papilledema.
Neurinoma o schwannoma del nervo acustico, diagnosi differenziale
Gli Schwannomi del nervo acustico rappresentano l'80% dei tumori della regione dell’angolo ponto erebellare
La diagnosi differenziale comprende altre masse o processi che possono causare una sindrome progressiva nell’angolo pontocerebellare:
meningioma
cisti epidermoidi
glioma cerebrale esofitico
ependimoma
papilloma del plesso coroideo
schwannoma di altri nervi cranici (V, VII, IX, X, XI)
paraganglioma del foramen giugulare
processi vascolari (aneurisma, malformazione arteriovenosa)
ascesso
16 febbraio 2021
Risultati cardiovascolari avversi con l’uso delle solfoniluree?
in alcuni studi osservazionali del recente passato erano state sollevate preoccupazioni su possibili risultati cardiovascolari negativi dovuti all’uso delle solfaniluree, ma recenti revisioni sistematiche non hanno riscontrato un aumento della mortalità per tutte le cause, legata alle solfaniluree rispetto ad altri trattamenti
15 febbraio 2021
Diarrea cronica, cause
Comuni
Colite ulcerosa
Colite microscopica (colite linfocitica e colite collagenosica)
Virale, batterica, parassitaria, enteropatia da HIV
Sindrome dell’intestino irritabile
Da farmaci
Impatto fecale
Malattia celiaca
Malattia di Crohn
Malassorbimento di sali biliari
Carenza enzimatica dell’orletto a spazzola (lattosio, fruttosio, saccarosio, isomaltasi)
Sovraccarico batterico del piccolo intestino
Insufficienza pancretica
Alcool
Ipertiroidismo
Diabete mellito
Enterite/colite da radiazioni
Enterite eosinofilica
Colite ischemica cronica.
Bypass chirurgico o resezione
Non comuni
Enteropatia antinfiammatoria non steroidea
Infiltrazione causata da neoplasia
enteropatia proteino disperdente
Malattia Graft versus host
Linfoma di Hodgkin.
Linfoma di non Hodgkin
Sprue tropicale
Linfangectasia/drenaggio linfatico compromesso
Ipoparatiroidismo
Malattia di Addison
Gastrinoma
Tumori carcinoidi
VIPomi
Abetalipoproteinemia
Malattia epatica avanzata
Immunodeficienza comune variabile
Amiloidosi
Influenza e XOFLUZA (baloxavir marboxil)
Xofluza è un medicinale orale monodose con un nuovo meccanismo d’ azione che ha dimostrato efficacia nei confronti di un’ampia gamma di virus influenzali, compresa l’attività in vitro contro ceppi resistenti ad oseltamivir e ceppi aviari (H7N9, H5N1) in studi non clinici.
Xofluza è la prima di una classe di antivirali progettata per inibire la proteina endonucleasi cap-dipendente, essenziale per la replicazione virale.
Meccanismo d’azione
Baloxavir marboxil è un profarmaco che viene convertito per idrolisi in baloxavir, la forma attiva che esercita l’attività antinfluenzale.
Baloxavir agisce sull’endonucleasi cap-dipendente (CEN), un enzima specifico dei virus dell’influenza nella subunità PA (proteina acida della polimerasi) del complesso della RNA polimerasi virale.
In questo modo viene inibita la trascrizione dei genomi dei virus influenzali, con conseguente inibizione della replicazione virale.
Dosaggio
peso corporeo 40-79 kg: 40 mg per via orale come dose singola;
peso corporeo superiore o uguale a 80 kg: 80 mg per via orale come dose singola
13 febbraio 2021
Alcune osservazioni sulla funzione tiroidea
I soggetti con sintomi e segni potenzialmente attribuibili a disfunzione tiroidea richiedono un TSH.
Meno dell’ 1% degli adulti presentano ipotiroidismo subclinico
.
L’ ipertiroidismo subclinico rilevato durante lo screening di routine può essere trattato in pazienti selezionati ad alto rischio di complicanze cardiovascolari o scheletriche.
I soggetti a rischio più elevato sono quelli con:
-disturbi autoimmuni (ad es. diabete di tipo 1)
-anemia perniciosa
-gozzo
-precedente terapia con iodio radioattivo e/o irradiazione della testa e del collo
-disturbi ipofisari o ipotalamici
-parenti di primo grado di pazienti con disturbi tiroidei
-impiego di farmaci che possono compromettere la funzione tiroidea e
-pazienti con disturbi psichiatrici
La funzione tiroidea deve essere valutata in pazienti con i seguenti disturbi:
-iperlipidemia
-iponatremia
-enzimi muscolari elevati
-anemia macrocitica
-effusioni pericardiache o pleuriche
Considera un TSH nelle donne con presunta infertilitá che tentano la gravidanza.
7 febbraio 2021
Ipertensione arteriosa, complicanze
L’ipertensione viene spesso denominata “l’assassino silenzioso”.
Questo epiteto minaccioso fa riferimento al fatto che questa condizione, che si presenta spesso senza alcun sintomo rilevante, a volte può rendere difficile un adeguato trattamento.
Una delle più grandi preoccupazioni dell’ ipertensione incontrollata è il rischio di danni endogeni
L’ ipertensione non controllata può portare a gravi complicazioni, che includono:
infarto miocardico
ictus
malattia delle arterie periferiche
retinopatia
insufficienza renale
31 gennaio 2021
Fosfatasi acida aumentata, cause
Carcinoma prostatico
Ipertrofia prostatica beninga
Prostatite
Mieloma multiplo
Malattia di Paget
Iperparatiroidismo
Metasasi ossee
Crisi falciforme
Trombocitosi
Patologie lisosomali (ad es. malattia di Gaucher)
Malattie renali
Malattie epatiche (ad esempio, cirrosi)
Stupro
Sodio bicarbonato, indicazioni d'uso
PO, EV: gestione dell’ acidosi metabolica.
PO, EV: usato per alcalinizzare le urine e promuovere l’ escrezione di taluni farmaci in situazioni di sovradosaggio (es. fenobarbital, aspirina).
PO: Come antiacido
Off labeled:
stabilizzazione dello stato acido-base in arresto cardiaco e
trattamento dell'iperkalemia pericolosa per la vita.
N.b.
PO : per os
EV: per via endovenosa
Ipopotassiemia, cause
Riduzione dell'assunzione di potassio (Il potassio si sposta nella cellula)
alcalosi
agonisti beta-adrenergici ovvero betastimolanti
rilascio di insulina (postprandiale, esogena, insulinoma)
raralisi periodica (ipokaliemica)
Perdita di potassio renale con acidosi metabolica
rta prossimale
rta distale
ippurato (allorquando si annusa colla
Perdita di potassio renale con alcalosi metabolica
Pressione sanguigna normale/bassa
sindrome di Bartter
sindrome di Gitelman
carenza di magnesio
vomito
diuretici tiazidici o dell'ansa
Pressione sanguigna alta, renina e aldosterone elevati
ipertensione maligna
tumore producente renina
stenosi dell'arteria renale.
Renina ridotta e aldosterone elevato
adenoma surrenale
aldosteronismo rimediabile da glucocorticoidi
iperplasia surrenale
Renina e aldosterone ridotti
sindrome di Cushing
liquirizia nera
apparente eccesso di mineralocorticoide
sindrome di Liddle
Aumento delle perdite gastrointestinali
diarrea
abuso di lassativi
30 gennaio 2021
Infiammazione e dolore muscolo-scheletrico: quando l’uso dell’antinfiammatorio è importante
Le infiammazioni muscolo scheletriche sono disturbi molto diffusi, per i quali può non essere facile trovare una causa. Spesso le cause principali sono dovute a traumi, correlati ad una caduta, all’attività fisica svolta nel corso dei giorni precedenti al manifestarsi dell’infiammazione oppure a lesioni correlate a incidenti di varia natura. L’infiammazione, detta anche flogosi, si manifesta attraverso sintomi specifici; che se ne conoscano le cause o meno è sempre bene intervenire tempestivamente, in modo da favorire l’alleviamento di tali sintomi.
I sintomi della flogosi
I sintomi dell’infiammazione, indipendentemente dalla causa della stessa, sono tipici; non sempre si presentano tutti, ma nella maggior parte dei casi sì. I sintomi che ci possono far pensare a un’infiammazione sono questi: Calor, Tumor, Rubor, Dolor, Functio lesa. Cerchiamo di comprendere il significato di questi termini in latino; calor significa calore, associato al dolor, ossia dolore, è quasi sempre presente nelle infiammazioni muscolo scheletriche. La parte dolente si scalda in modo avvertibile; spesso vi è anche tumor, ossia una tumefazione dei tessuti, che tendono a gonfiarsi. Il concetto di espresso dal termine rubor si riferisce al fatto che le zone colpite da flogosi tendono ad arrossarsi; mentre functio lesa significa che la parte dolente non si riesce ad utilizzare come si vorrebbe o si dovrebbe.
Come curare
l’infiammazione
Un’infiammazione lieve ha un normale decorso della durata di alcuni giorni. Sin dai primi sintomi è possibile approfittare dell’ampia gamma di antinfiammatori a base di ibuprofene e diclofenac, due principi attivi che permettono di alleviare i sintomi della gran parte delle lesioni, dei traumi o delle problematiche che possono portare a un’infiammazione muscolo scheletrica. Per altro si tratta di farmaci per automedicazione, facilmente reperibili in qualsiasi farmacia. È comunque consigliabile chiedere consiglio al farmacista, sia per quanto riguarda il dosaggio, la posologia o anche la forma farmaceutica più pratica da utilizzare nel caso specifico. Oltre a questo, è sempre bene ricordare che se il dolore, la tumefazione e gli atri sintomi non mostrano un chiaro alleviamento nell’arco di un paio di giorni, andare dal medico di famiglia può essere la decisione più sensata.
Il dolore muscolo scheletrico cronico
Non sempre le cause del dolore e dell’infiammazione muscolo scheletrica sono occasionali. Vi sono infatti specifiche patologie che possono causare questo tipo di disturbo. Anche per questo, recarsi dal medico è sempre importante, soprattutto qualora i sintomi dell’infiammazione stentino a diminuire o tendano addirittura a peggiorare con il passare del tempo. Nel caso dell’artrite, ad esempio, l’infiammazione attacca le articolazioni ed è di tipo cronico. Si tratta di una malattia cronica autoimmune, per la cura della quale è possibile che si utilizzino anche farmaci antinfiammatori non steroidei; solitamente però si segue una terapia che si prolunga nel tempo, per la prescrizione della quale è bene consultare un apposito specialista.
Le cause
dell’infiammazione
Posto che in alcuni casi le infiammazioni sono correlate a specifiche patologie croniche, o anche alla presenza di virus o batteri, in buona parte dei casi le principali cause sono invece dovute all’attività fisica svolta nel corso della giornata, alla postura che si mantiene per ore, o a traumi specifici, occorsi durante il movimento o per cause esterne. Qualsiasi sia la motivazione che porta all’infiammazione il primo passo da svolgere è quello di mettersi a riposo. Continuare la propria attività quotidiana può infatti peggiorare in modo evidente il dolore e tutti i sintomi dell’infiammazione. Se la causa è un trauma, è importante valutarne l’entità, in modo da ricorrere all’aiuto dei sanitari nei casi in cui si teme una frattura, uno stiramento muscolare o altre problematiche serie per le quali l’utilizzo di farmaci di automedicazione non è sufficiente.
25 gennaio 2021
Eritema figurato, diagnosi differenziale
Orticaria
Eritema multiforme
Eritema migrans (malattia di Lyme)
Erisipela
Cellulite
Erisipeloide
Morsi di artropodi (morsi di insetti)
23 gennaio 2021
La metformina riduce il rischio di decesso nei pazienti diabetici
«L’effetto benefico della metformina è rimasto anche dopo la correzione per età, sesso, razza, obesità, ipertensione o malattie renali croniche e insufficienza cardiaca» ha detto l’autore senior dello studio Anath Shalev, direttore del Comprehensive Diabetes Center della University of Alabama a Birmingham (UAB). «Il fatto che risultati simili siano stati ottenuti in diverse popolazioni in tutto il mondo, tra cui Cina, Francia e un'analisi UnitedHealthcare, suggerisce che la riduzione del rischio di mortalità associato all'uso di metformina che abbiamo osservato nei soggetti con diabete di tipo 2 e Covid-19 potrebbe essere generalizzabile».
Non è chiaro come il farmaco esplichi la sua azione protettiva, ma i meccanismi potrebbero andare oltre qualsiasi miglioramento del controllo glicemico o dell'obesità, dato che negli utilizzatori di metformina sopravvissuti l'indice di massa corporea, la glicemia e i livelli di emoglobina glicata non erano inferiori a quelli dei soggetti deceduti. «I meccanismi possono coinvolgere i già noti effetti antinfiammatori e antitrombotici della metformina», ha commentato Shalev.
Uno studio condotto in Alabama
Lo studio ha incluso oltre 25mila pazienti testati per il Covid-19 presso l'ospedale dello UAB tra il 25 febbraio e il 22 giugno 2020. Oltre la metà dei 604 risultati positivi alla malattia virale erano afroamericani. L'outcome primario dello studio era la mortalità nei soggetti positivi al virus ed è stata analizzata la potenziale associazione con le caratteristiche dei soggetti o le comorbidità.
I neri, che rappresentano solo il 26% della popolazione dell'Alabama, costituivano il 52% dei positivi al Covid-19 e solo il 30% di quelli negativi. Al contrario i bianchi rappresentavano solo il 36% dei soggetti positivi al Covid-19 e il 56% di quelli risultati negativi. Tali diversità legate alla razza però non contemplavano una differenza significativa nella mortalità.
«Nella nostra coorte essere afroamericani sembrava essere principalmente un fattore di rischio per contrarre il Covid-19, piuttosto che per la mortalità, suggerendo che qualsiasi disparità razziale osservata è probabilmente dovuta al rischio di esposizione e fattori socioeconomici esterni, tra cui l’accesso a un'assistenza sanitaria adeguata» ha dichiarato Shalev.
Con metformina mortalità come nella popolazione generale
La mortalità complessiva nei pazienti positivi al Covid-19 è stata dell'11%. Il 93% dei decessi si è verificato in soggetti di età superiore ai 50 anni e l’essere maschi o avere la pressione alta erano fattori associati a un rischio di decesso significativamente elevato. Il diabete è stato associato a un drammatico aumento della mortalità, con un rapporto di probabilità (OR) di 3,62. Complessivamente, il 67% dei decessi nello studio si è verificato in soggetti con diabete.
Valutando gli effetti del trattamento del diabete sugli esiti avversi del Covid-19 i ricercatori si sono concentrati sull'insulina e sulla metformina, in qualità di farmaci più comunemente utilizzati per controllare il diabete di tipo 2, scoprendo che il pregresso uso di insulina non influiva sul rischio di mortalità.
Invece un precedente utilizzo di metformina ha ridotto significativamente le probabilità di decesso. Inoltre una mortalità dell'11% in quanti assumevano il farmaco non solo era paragonabile a quella della popolazione generale positiva al Covid-19, ma era notevolmente inferiore al del 23% di mortalità nei pazienti diabetici non trattati con metformina.
«Questi risultati suggeriscono che, mentre il diabete è un fattore di rischio indipendente per la mortalità correlata al Covid-19, questo rischio è drasticamente ridotto nei soggetti che assumono metformina, aumentando la possibilità che questo farmaco possa fornire un approccio protettivo a questa popolazione ad alto rischio» hanno concluso gli autori. «Studi futuri dovranno aiutare a comprendere i motivi alla base dell’effetto della metformina, oltre a valutare i rischi e i benefici di questo trattamento e le indicazioni per il suo utilizzo nel corso dell’attuale pandemia»
Bibliografia
Crouse AB et al. Metformin Use Is Associated With Reduced Mortality in a Diverse Population With COVID-19 and Diabetes. Front. Endocrinol., 13 January 2021
17 gennaio 2021
Cause di macrocitosi o anemia macrocitica
L'anemia macrocitica è caratterizzata da MCV >100.
Le cause della macrocitosi sono riportate nella tabella seguente:
A)Malattie ematologiche
Folato o deficit di cobalamina
Sindrome mielodisplastica
Anemia aplastica e aplasia pura della cellula rossa
Leucemia
Mieloma multiplo
Aumento della reticolocitosi dell’ anemia emolitica
Aumento della reticolocitosi da folati o cobalamina
Carenza dopo l’ inizio del trattamento
B)Alcool
C)Malattie non ematologiche
Malattia del fegato
Ipotiroidismo
C)Farmaci
Medicinali citotossici (antipirimidine e antipurine)
Farmaci antifolati
Idrossiurea
D)Condizioni fisiologiche
Aumento del MCV neonatale
Gravidanza
N.b. La carenza di folato è molto più comune della carenza di vitamina B12
14 gennaio 2021
TAC addome e pelvi, quando e perché
Indicazioni
Valutazione di una massa addominale o pelvica
Sospetto linfoma
Stadiazione di una neoplasia addominale o pelvica
Presenza di un ascesso addominale, pelvico o retroperitoneale
Trauma addominale e pelvico
Ittero
Pancreatite: la TAC é ritenuta il gold standard per diagnosticare i versamenti pancreatici e peripancreatici, e per classificare la pancreatite acuta
Sospetta ostruzione intestinale
Appendicite
Malattie infiammatorie croniche intestinali
Vantaggi
Di esecuzione immediata
Non invasiva
Punti deboli
Possibile reazione al mezzo di contrasto
Sensibilità sub-ottimale per lesioni traumatiche del pancreas, diaframma, piccolo intestino e mesentere
La presenza di bario rimasto dopo precedenti esami diagnostici interferisce con l' interpretazione attuale
Costosa
Relativamente controindicato in gravidanza
Espone alle radiazioni
Osservazioni
La TAC con contrasto è l'esame diagnostico iniziale di scelta in pazienti adulti con mdolore addominale o massa nei quadranti più bassi destro e sinistro
L' ecografia è preferibile come modalitá di immagini nei bambini, e nella valutazione del dolore o di una massa dei quadranti superiore destro e mesoaddominale, a meno che il paziente non sia obeso ( in tal caso vi é scarsa visualizzazione).
La TAC addome e bacino con contrasto è la procedura di scelta nel sospetto di ascesso addominale
La TAC è sensibile nel 90% dei casi di ostruzione del piccolo intestino.
13 gennaio 2021
Condizioni associate a pH urinario acido o ridotto (inferiore a 7.0)
Acidosi metabolica
Malattia polmonare ostruttiva cronica (Enfisema)
Chetosi diabetica
Diarrea
Inanizione
Uremia
Infezioni del tratto urinario causate da E. Coli
Acidosi respiratoria
Tubercolosi renale
Insufficienza renale
Piressia
Fenilchetonuria
Alcaptonuria
Dieta ad alto regime di carne e proteine
Succo di mirtillo.
Farmaci
cloruro di ammonio.
acido mandelico
acido ascorbico
fosfati acidi
diuretici clorotiazidici