Terapia antipiastrinica nel diabetico

Le persone con diabete di tipo 2 e malattie cardiovascolari (CVD) necessitano di una terapia antipiastrinica in caso di prevenzione secondaria. 

Questa terapia sarà solitamente rappresentata da aspirina a basse dosi (aspirina: 75 mg per via orale una volta al giorno o clopidogrel 75 mg per via orale una volta al giorno


La terapia antipiastrinica riduce il rischio di ictus, infarto miocardico o morte vascolare. Ù



Nella prevenzione primaria delle cardiovasculopatie il ruolo della terapia antipiastrinica, invece, è poco chiaro e le linee guida differiscono 


Il National Institute for Health and Care Excellence  raccomanda di evitare la terapia antipiastrinica di routine (aspirina o clopidogrel) negli adulti con diabete di tipo 2 senza malattie cardiovascolari. 


Tutto ció perché l'aumento del rischio di sanguinamento maggiore è considerato superiore a qualsiasi potenziale beneficio.


Lo studio ASCEND confrontando aspirina a bassa dose con placebo in 15.480 adulti con diabete, ma senza cardiovasculopatie evidenti, ha rilevato che i benefici dell’ uso dell’ aspirina nel prevenire gravi eventi vascolari sono stati in gran parte controbilanciati dall’ aumento del rischio di eventi di sanguinamenti maggiori durante un follow-up medio di 7,4 anni. 


Tuttavia, la Società Europea di Cardiologia (ESC)e l'Associazione Europea per lo Studio del Diabete (EASD) raccomandano di considerare l'aspirina a basse dosi per la prevenzione primaria delle cardiovasculopatie (CVD) in pazienti con diabete a rischio elevato/ molto elevato di CVD, a condizione che non ci siano controindicazioni chiare. 


L’ ESC/EASD non raccomanda l’ aspirina per la prevenzione primaria nei pazienti a rischio lieve-moderato di CVD (ad esempio, pazienti di età inferiore a 50 anni con durata del diabete di tipo 2 <inferiore a 10 anni senza altri fattori di rischio).


L’ ESC/EASD raccomanda di considerare l’ uso concomitante di un inibitore della pompa protonica nei pazienti che assumono aspirina a bassa dose per ridurre il rischio di emorragia evidenziato dallo studio ASCEND (in cui tre quarti dei pazienti non assumevano un inibitore della pompa protonica). 

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