Covid e odontoiatria: come la pandemia ha rivoluzionato gli studi dentistici


L’emergenza sanitaria internazionale, causata negli ultimi anni dalla diffusione del virus SARS-CoV-2, ha portato ad un impatto tale da costringere l’OMS, l’Organizzazione Mondiale della Sanità, a dichiarare lo stato di emergenza. Lo scenario sanitario al quale abbiamo assistito ha stravolto le consuete attività alle quali si era abituati, mettendo alla luce le fragilità dell’intero sistema Paese e portando ad un considerevole mutamento del lavoro in tutte le attività professionali, che hanno dovuto affrontare il virus e riorganizzarsi per impedirne la diffusione.

Come riscontrato in altri settori, anche gli odontoiatri hanno dovuto affrontare il virus adottando nuovi metodi per il contenimento della pandemia: sono un esempio l’introduzione di mascherine FFP2 e FFP3 e di protocolli più rigidi per garantire una corretta igiene e sanificazione degli ambulatori. Per comprendere l’impatto del Covid sulla professione odontoiatrica è utile analizzare i dati di alcune ricerche, nazionali e internazionali, sulla diffusione del virus negli studi dentistici, riprese in un articolo di Zhermack, uno dei principali produttori e distributori internazionali di materiali e soluzioni per il settore dentale. In questo articolo vengono riassunte le tappe salienti delle normative volte al contenimento della diffusione del Covid-19 negli ambulatori e viene messo in evidenza come le procedure già presenti tra gli addetti ai lavori abbiano davvero limitato la propagazione del virus in ambito odontoiatrico.

Durante la primavera del 2020, infatti, l’improvvisa e inaspettata proliferazione del virus ha avuto come diretta conseguenza l’applicazione di alcune particolari procedure, introdotte anche per i dentisti per limitare al minimo il rischio di contagio. In un primo momento, si è intervenuti posticipando gli appuntamenti che non rappresentavano un’urgenza. Le situazioni non differibili, quei casi in cui la posticipazione dell’intervento avrebbe determinato considerevoli svantaggi per il paziente, sono invece state evase dagli odontoiatri, costretti a lavorare adottando tutte le precauzioni necessarie.

Nella fase iniziale della diffusione del virus, quindi, in assenza di linee guida dettagliate, i dentisti sono riusciti a non interrompere del tutto la loro attività: previo screening telefonico ai pazienti per assicurarsi che fossero assenti i classici sintomi del COVID-19, programmavano appuntamenti solamente nei casi di urgenza. Alla diminuzione dei pazienti all’interno degli ambulatori si è aggiunto il rispetto di nuovi protocolli di sicurezza, che prevedevano l’obbligo di mascherina e la disinfezione delle mani. La necessità di garantire un elevato livello di sanificazione ha reso inoltre prioritario l’eliminazione di ogni tipo di strumento e oggetto, come ad esempio le riviste all’interno della sala di attesa, che potevano essere difficili da disinfettare.

Le restrizioni e le nuove procedure adottate dagli odontoiatri

Superata la prima fase di emergenza sanitaria, in Italia, sono state approvate e diffuse le nuove indicazioni operative da rispettare durante l’espletamento dell’attività odontoiatrica. Un documento che ha reso più chiare le procedure cliniche a cui fare riferimento, per garantire gli standard di sicurezza necessari per diminuire il rischio di contagio.

I protocolli già presenti all’interno degli studi dentistici, insieme alle nuove procedure di sicurezza, si sono quindi dimostrati degli ottimi strumenti per il contenimento delle infezioni. Dallo studio dell’agente patogeno COVID-19, infatti, emerge chiaramente come la trasmissione interumana del virus avviene principalmente attraverso lo scambio di goccioline di saliva e starnuti o attraverso il contatto diretto di oggetti infetti con le mucose orali dell’individuo. La presenza del virus nei fluidi corporei è stata sin da subito identificata come una delle principali fonti di trasmissione della malattia da coronavirus. Gli ambulatori odontoiatrici erano, quindi, identificati a pieno titolo come luoghi ad alto rischio di contagio: i trattamenti vengono infatti svolti all’interno della cavità orale del paziente e si utilizzano strumenti, come gli ablatori a ultrasuoni, che generano aerosol durante il loro utilizzo, contribuendo potenzialmente alla trasmissione aerea della patologia infettiva.

A conferma di come i dentisti abbiano saputo affrontare con tempismo i rischi derivanti dalla patologia infettiva causata dal SARS-CoV-2, vi è il rapporto dell’INAIL che, in seguito alla pandemia, non riscontra infortuni per i dipendenti degli studi odontoiatrici. Dati confermati a livello internazionale anche dall’American Dental Association: in una sua recente analisi sull’operato degli odontoiatri statunitensi, ha riscontrato un livello di contagio totale inferiore all’1%. Ulteriore riconoscimento, infine, viene dallo studio pubblicato su BMC Health Services Research, che ha evidenziato come le procedure adottate dagli igienisti dentali all’interno degli ambulatori siano state determinanti per abbattere il tasso di diffusione del virus nei confronti di pazienti e dipendenti, che sono stati preparati in modo adeguato ad affrontare il rischio di infezione.

L’analisi dell'excursus storico, delle procedure adottate dagli ambulatori odontoiatrici e di come queste abbiamo saputo contenere con ottimi risultati la diffusione del virus, porta a considerare questa tipologia di ambulatori dei luoghi estremamente sicuri. L’approccio adottato dalla professione odontoiatrica, infatti, è oggi diventato il punto di riferimento anche per gli altri professionisti del comparto medico, spinti a far propria quella vocazione preventiva insita nell’operato dei dentisti.
Nuova Vecchia

M.I.O sui social

Visita i nostri siti