Un vecchia chimera: guarire piú facilmente lo shock settico

Uno studio di Marik et al (Marik et al, Chest Giugno 2017) pubblicato sulla rivista Chest ha dimostrato che l’ uso di questo cocktail ha migliorato sensibilmente la guarigione e la sopravvivenza in pazienti con grave sepsi e shock settico


La Terapia standard in Unitá di terapia intensiva é stata comunque prioritaria ed é stata la seguente:


Antibiotici ad ampio spettro empirico somministrati inizialmente seguiti in base ai dati microbiologici e al progresso clinico dello stato dell'arte


Terapia conservativa a base di liquidi fisiologici


Strategia di protezione polmonare ed evitamento dell' iperossia


Uso limitato di agenti sedativi (la dexmedetomidina è stato l’agente preferito)


La norepinefrina era il vasopressore di scelta (titolata ad una dose di 20ug/min che mirava ad una Pressione arteriosa media >65mmHg)


Se necessario, il vasopressore da aggiungere successivamente è stata la vasopressina a 0,04 U/min, seguita da fenilefrina (ogni ml di soluzione iniettabile contiene fenilefrina cloridrato equivalente a 50 microgrammi (0,05 mg) di fenilefrina. Ogni siringa preriempita da 10 ml contiene fenilefrina cloridrato equivalente a 500 microgrammi (0,5 mg) di fenilefrina) o adrenalina


La nutrizione enterale è stata iniziata 24 ore dopo l’ ammissione in terapia intensiva e la stabilità clinica


Profilassi della trombosi venosa profonda DVT con enoxaparina (o eparina in pazient con clearance della creatinina <30 ml/ min) e dispositivi di compressione sequenziali


A questo protocollo venne aggiunta la terapia di Marik


Vitamina C 1,5 g per via endovenosa ogni 6 ore x 4 giorni


Idrocortisone 50 mg per via endovenosa ogni 6 ore x 7 giorni con riduzione scalare delle dosi


Tiamina 200 mg per endovena ogni 12 ore x 4 giorni o fino al rilascio della terapia intensiva

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