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24 marzo 2021

Distribuzione dei vaccini Covid-19, urge un cambio marcia


L’Europa e l’Italia stanno affrontando una fase di stallo per quanto riguarda la distribuzione e la somministrazione dei vaccini anti-Covid, trovandosi a dover fare i conti con la realtà e a ricredersi sulle tempistiche che vogliono vedere vaccinata il 70% della popolazione adulta entro l’estate.

A tutt’altro ritmo viaggiano USA e Cina, che si collocano rispettivamente al primo e al secondo posto per numero di dosi dispensate, per non parlare di Israele, i cui abitanti hanno già ricevuto per più del 50% la prima dose. Le ripercussioni economiche di questi ritardi saranno inevitabili, perché senza un piano vaccinale rigorosamente rispettato, le restrizioni non potranno essere allentate, prolungando il fermo di molte attività economiche.

Le cause dei rallentamenti di consegna

Le motivazioni dei rallentamenti sono imputabili a più parti, tra cui rientrano i limiti burocratici che in Italia spesso e volentieri si fanno sentire, a cui si è aggiunta una forte disorganizzazione che ha spinto le Regioni a muoversi in maniera diversa l’una dall’altra. Le lacune nel piano vaccinale si sono viste in particolar modo con AstraZeneca, di cui sono state consegnate poche dosi rispetto a quanto previsto, anche a causa dell’Aifa (Agenzia italiana del farmaco) che ha deciso di somministrarlo agli under 55, in contrasto con le decisioni prese negli altri Paesi dove il limite per disporre dei vaccini Covid-19 è stato stabilito a 65 anni. Inoltre l’Italia, in rapporto agli altri Stati europei che stanno affrontando difficoltà simili nel ricevere le dosi, sta scivolando negli ultimi posti della classifica in rapporto alle quantità dispensate.

I vari governi nazionali a livello europeo hanno studiato con attenzione le aziende farmaceutiche, per capire su quale fare affidamento per assicurarsi le dosi, mentre il Regno Unito si è mosso in autonomia, autorizzando Moderna, AstraZeneca e Pfizer-BioNTech rapidamente per disporre di quanti più vaccini possibili. L’Unione Europea ha perso tempo nelle negoziazioni contrattuali relative alle eventuali problematiche che i vaccini potrebbero provocare a livello di salute, al contrario degli USA che hanno previsto una copertura assicurativa alle case farmaceutiche in relazione a questa tematica, muovendosi quindi in maniera attiva, pur assumendosi dei rischi.

Il comportamento delle case farmaceutiche

Negli intricati fili delle responsabilità rientra anche l’atteggiamento assunto dalle case farmaceutiche, che mantengono la segretezza sui loro brevetti, rendendo difficile la condivisione della conoscenza scientifica, fondamentale per combattere in maniera efficace il virus. Il monopolio delle aziende farmaceutiche va a scapito di tutte le risorse investite anche da parte del settore pubblico, che ha contribuito a incrementare gli studi per giungere alla soluzione del problema, così come il coinvolgimento dei governi e delle aziende di trasporto vaccini. La conseguenza di questo comportamento viene rintracciata nella mancata diffusione su scala globale del vaccino, mettendo a repentaglio la salute della collettività, in particolare delle popolazioni più povere e a rischio, lasciando alla pandemia la libertà di diffondersi a piede libero. Si stima che al momento solo 1/3 della popolazione mondiale potrà vaccinarsi: due dei principali colossi farmaceutici impegnati nella produzione dei vaccini anti-Covid hanno riservato le dosi ai paesi più ricchi.

La crisi in merito alla fornitura delle dosi è provocata anche dalle modalità operative di questo sistema, contrastabili solo attraverso la sospensione delle regole che disciplinano la protezione della proprietà intellettuale dei brevetti, che aprirebbe la strada alla produzione di massa dei vaccini da parte di nuove aziende. Per rendere aperti i brevetti i singoli Stati possono agire servendosi delle leggi sulle licenze obbligatorie, che prevedono la possibilità di richiedere alle aziende farmaceutiche un numero più elevato di dosi, imponendo la condivisione delle “ricette” dei vaccini da parte delle imprese.

Le Regioni vogliono l’autonomia

In questo quadro caotico le Regioni scalpitano per entrare in possesso delle dosi di vaccino in maniera autonoma, in particolare i governatori del Nord. Il tema è complesso, poiché la salute è generalmente di competenza nazionale , con un coordinamento dell’UE per quanto riguarda determinati aspetti. Alla luce di una situazione pandemica a livello globale, sono stati stipulati accordi di acquisto anticipato dei vaccini da parte di una squadra di negoziatori, in presenza della Commissione europea e degli Stati membri. Ciò implica l’impossibilità di aprire negoziati paralleli, a meno che non vengano iniziati con società con cui non sono stati ancora effettuati accordi in precedenza. In tal caso Stato e Regioni possono giungere a un compromesso, permettendo ad aziende di trasporto farmaci qualificate di agevolare i processi di consegna delle dosi, rispettando le norme previste grazie alla messa a disposizione di un personale qualificato. L’autorizzazione da parte del governo aiuterà a diffondere in maniera capillare i vaccini, contribuendo all’approvvigionamento di un maggior numero di dosi che potrebbero essere somministrate anche al comparto dei trasporti sanitari stessi, che nella fase di emergenza si è speso, guidato da un forte senso del dovere, nella consegna di beni di prima necessità, rientrando a pieno titolo nelle categorie prioritarie, in quanto elemento imprescindibile della catena logistica incaricato di distribuire i vaccini.