RICERCA TRA GLI OLTRE 10MILA ARGOMENTI

29 marzo 2019

Coenzima Q10

Il coenzima Q10 è stato utilizzato per trattare la cardiopatia ischemica, l’insufficienza cardiaca congestizia, l’angina pectoris, l’ipertensione, le aritmie, il diabete mellito, la sordità, la paralisi di Bell, l’immunità depressa, la malattia parodontale e l’infertilità.


Usi sperimentali
L’uso del coenzima Q10 è anche sotto indagine nella prevenzione dell'emicrania
La ricerca ha confermato che il coenzima Q10 non rallenta la progressione della malattia di Huntington e l’insufficienza cardiaca congestizia.


Azioni
Il coenzima Q10 è un composto simile ad una vitamina liposolubile
È sintetizzato nell’uomo ed è coinvolto nel generare l’adenosina trifosfato (ATP).
Il coenzima Q10 funge da antiossidante endogeno, proteggendo contro i danni dei radicali liberi all'interno dei mitocondri.

I ricercatori hanno scoperto livelli ridotti di coenzima Q10 in pazienti con patologie cardiache come la cardiomiopatia ischemica e quella dilatativa
Maggiore è la gravità della malattia cardiaca, minore è il livello di coenzima Q10

In uno studio su pazienti con cardiomiopatia che ricevettero 100 mg/die di coenzima Q10 per un massimo di 2 anni, il 75% dei pazienti miglioró significativamente, come osservato dalla frazione di eiezione e dalla gittata cardiaca

È stato dimostrato che il coenzima Q10 previene la tossicità cardiaca associata alla terapia con adriamicina ma sono necessarie ulteriori ricerche per confermare questa ipotesi.

Dapagliflozin

Dapagliflozin è un inibitore del co-trasportatore del sodio-glucosio 2

Esso migliora l'escrezione urinaria del glucosio sopprimendo il riassorbimento del glucosio renale.

È usato in monoterapia o con altri trattamenti antidiabetici, compresa l'insulina, nella gestione del diabete mellito di tipo 2

La dose orale abituale è di 5 o 10 mg una volta al giorno.

Può essere necessario ridurre le dosi di insulina, sulfonilurea e altri secretagoghi dell'insulina se usati con dapagliflozin.

La dose di dapagliflozin deve essere ridotta in pazienti con compromissione epatica
Non è necessario alcun aggiustamento della dose in pazienti con compromissione lieve e moderata.


Effetti avversi e precauzioni
Gli effetti avversi comunemente segnalati con l'uso degli inibitori di SGLT2 includono disuria, poliuria, e infezioni genitali e delle vie urinarie come vulvovaginite, balanite, sepsi urinaria, e pielonefrite; l'aumento dei tassi di infezione può essere correlato a concentrazioni elevate di glucosio urinario.
Gli inibitori del co-trasportatore di sodio-glucosio 2 (SGLT2) come dapagliflozin aumentano la diuresi, possono causare deplezione di volume e un calo della pressione sanguigna, tale effetto può essere maggiore negli anziani, nei pazienti con compromissione renale o in quelli con concentrazioni molto elevate di glucosio nel sangue.
È improbabile che gli inibitori di SGLT2 causino ipoglicemia, ma possono contribuire all'ipoglicemia causata da altri antidiabetici come sulfoniluree e insulina.
È stata riportata chetoacidosi diabetica atipica
Se si sospetta o diagnostica chetoacidosi diabetica il trattamento deve essere interrotto immediatamente.

Sono stati segnalati anche dislipidemia e aumento dell'ematocrito. Si possono verificare aumenti delle concentrazioni ematiche di creatinina e urea e sono stati segnalati disturbi acuti del rene che richiedono dialisi.

Altri effetti includono lombalgia, stitichezza, nausea, vertigini, ed eruzione cutanea.
Funzionalità renale
L'efficacia degli inibitori di SGLT2 dipende dalla funzionalità renale e si prevede una ridotta efficacia nei pazienti con compromissione renale da moderata a severa
Sebbene non sia raccomandato alcun aggiustamento della dose di dapagliflozin in pazienti con compromissione renale lieve, l'uso non è raccomandato in pazienti con compromissione renale da moderata a severa (clearance della creatinina < 60 mL/min).
La funzione renale deve essere verificata prima di iniziare dapagliflozin e monitorata durante il trattamento.

La dose di dapagliflozin deve essere ridotta in pazienti con compromissione epatica


Farmacocinetica
Il picco delle concentrazioni plasmatiche di dapagliflozin si verifica entro 2 o 3 ore dopo una dose orale, con una biodisponibilità di circa il 78%. È legato alle proteine plasmatiche per il 91%
Dapagliflozin è ampiamente metabolizzato in metaboliti inattivi tramite uridin-difosfato glucuronosiltransferasi nel fegato e nei reni. Presenta un'emivita terminale plasmatica di circa 13 ore. Circa il 75% della dose viene escreta nelle urine e il 21% nelle feci.

27 marzo 2019

Vortioxetina

Vortioxetina inibisce la ricaptazione della serotonina (5-HT) ed è un antagonista della 5-HT3 e un agonista dei recettori 5-HT1A. 

Viene somministrata nel trattamento della depressione. 


La dose iniziale è di 10 mg una volta al giorno, aumentata a 20 mg una volta al giorno se tollerata. 
Una dose di 5 mg al giorno può essere considerata in pazienti che non tollerano dosi più elevate. 

I pazienti anziani, di età pari o superiore a 65 anni, devono ricevere una dose iniziale inferiore a 5 mg una volta al giorno, aumentati a 10 mg una volta al giorno se tollerati; dosi più elevate devono essere somministrate con cautela 


Anche se vortioxetina può essere interrotta bruscamente, sintomi di astinenza transitoria come cefalea e tensione muscolare sono stati segnalati dopo brusca interruzione della terapia. 

I pazienti che assumono 15 o 20 mg al giorno dovrebbero ridurre la dose di vortioxetina a 10 mg al giorno per 1 settimana prima di sospendere

Vortioxetina è sotto studio per ciò che riguarda la gestione dell'ansia. 


Depressione e vortioxetina

C'è molto poca differenza di efficacia tra i diversi gruppi di farmaci antidepressivi, e la scelta spesso viene fatta sulla base degli effetti avversi.

Vortioxetina, un modulatore selettivo del recettore serotoninergico e inibitore della ricaptazione della serotonina, ha un profilo biochimico leggermente diverso sia dai triciclici che dagli SSRI; Tuttavia, come gli SSRI, sembra avere meno effetti avversi spiacevoli ed essere più sicura nel sovradosaggio rispetto ai triciclici più vecchi



 Effetti avversi, trattamento e precauzioni 
Gli effetti avversi di vortioxetina sono generalmente lievi o moderati e transitori, e si verificano entro le prime 2 settimane di trattamento. 

Gli effetti più comuni sono nausea, diarrea, stitichezza e vomito. 
Disturbi gastrointestinali sono segnalati più frequentemente nelle donne. 

Altri effetti avversi relativamente comuni segnalati con vortioxetina includono sogni anormali, vertigini e prurito. 

L'incidenza di nausea e costipazione aumentano con le dosi crescenti, in particolare nei pazienti di età compresa tra 65 e più anni.

L'iponatremia, possibilmente come risultato di secrezione inappropriata di ormone antidiuretico, è stata associata all'uso di antidepressivi, in particolare negli anziani. 

Disturbi emorragici, come ecchimosi e porpora, e altri eventi emorragici, come sanguinamento gastrointestinale o ginecologico, sono stati associati anche all'uso di antidepressivi serotoninergici. 
Vortioxetina deve essere usata con cautela negli anziani e nei pazienti con cirrosi, epilessia instabile o anamnesi di convulsioni, disturbi emorragici, ipomania o mania. 

I pazienti devono essere attentamente monitorati durante la terapia antidepressiva precoce fino a quando non si nota un miglioramento significativo della depressione perché, come risaputo, il suicidio è un rischio intrinseco nei pazienti depressi. 

Nel sovradosaggio di vortioxetina  può verificarsi una sindrome serotoninergica. Nella sua forma più grave, la sindrome serotoninergica può assomigliare alla sindrome neurolettica maligna.
La somministrazione di carbone attivo deve essere considerata negli adulti e nei bambini che hanno ingerito 1 mg/kg o più, se presenti entro 1 ora dall'ingestione e purché le vie respiratorie possano essere protette; tale trattamento deve essere seguito da una terapia sintomatica e di supporto.

26 marzo 2019

Gotta e aterosclerosi

Si ritiene che i pazienti con gotta presentino un aumento dell'incidenza di ipertensione, malattia renale (ad es. nefrosclerosi, nefrite interstiziale, pielonefrite), diabete mellito, ipertrigliceridemia e aterosclerosi.

Terapia topica con fans nell'osteoartrosi

La terapia topica con antinfiammatori  non steroidei, cosiddetti fans (per es. 4 g di gel di diclofenac 1% applicato sulla cute delle articolazioni interessate quattro volte al giorno) sembra più efficace del placebo nel caso di osteoartrosi del ginocchio e della mano e presenta tassi inferiori di effetti indesiderati sistemici rispetto alla terapia con i fans assunti per os.

Purtroppo pochi studi hanno confrontato l'efficacia de fans orali rispetto a quelli topici. 


A causa del loro profilo di sicurezza attraente, i fans topici dovrebbero essere considerati precocemente nel trattamento di pazienti con osteoartrosi lieve che colpiscono alcune articolazioni, specialmente la mano o il ginocchio.

Farmaci antireumatici che modificano la malattia (DMARD)

Con questa sigla ci si riferisce a più classi di farmaci associati dal comune utilizzo nel trattamento delle patologie reumatiche che agiscono sui meccanismi patogenetici delle malattie infiammatorie al fine di rallentare o, meno frequentemente, di interrompere la progressione della malattia. 

I farmaci antireumatici modificanti la malattia ovvero Disease-modifying antirheumatic drugs  (DMARD) possiedono proprietà antinfiammatorie pensate per essere mediate, in alcuni casi, dall'inibizione del rilascio o dell'attività delle citochine

Essi, a differenza di analgesici ed antinfiammatori non steroidei, non sono semplicemente sintomatici ma agiscono sui meccanismi che sono alla base delle malattie infiammatorie croniche. 

Sono utilizzati nel trattamento dell'artrite reumatoide e dell'artrite idiopatica giovanile
Alcuni sono di beneficio nella spondilite anchilosante e nell'artrite psoriasica. 
Molti DMARD possiedono anche altre proprietà terapeutiche e sono utilizzati in condizioni non reumatiche. 

All’interno della categoria dei DMARDS, come sopra accennato, vi sono diverse classi farmacologiche, ed in particolar modo possiamo riscontrare farmaci con azione prevalentemente immunomodulatrice e farmaci con azione immunosoppressiva. 


IMMUNOMODULATORI
Alla categoria degli immunomodulatori appartengono 

la Clorochina e l’Idrossiclorochina (nota con il nome commerciale “Plaquenil”), della famiglia degli antimalarici di sintesi che agiscono a livello cellulare attraverso una serie di meccanismi e di tappe che vanno a modulare e ridurre la stimolazione dei Linfociti T, con conseguente riduzione del rilascio di molecole infiammatorie da parte degli stessi

la Sulfasalazina un antibatterico (Salazopyrin En) che agisce sul sistema immunitario inibendo la sintesi di tutta una serie di molecole (prostaglandine, leucotrieni e trombossani) il cui indice risulta aumentato in corso di infiammazione, andando così a bloccare l’azione di diverse cellule del sistema immunitario.

la penicillamina

l'anticorpo monoclonale rituximab 

IMMUNODOPPRESSORI
La categoria degli immunosoppressori è una particolare classe di farmaci con la caratteristica/capacità di inibire la risposta del sistema immunitario a particolari macromolecole estranee all’organismo (cioè gli antigeni). 
Questi farmaci, inizialmente  venivano utilizzati nei trapianti d’organo per inibire l’azione immunitaria alla base del rigetto
Successivamente hanno trovato largo impiego in reumatologia per la loro caratteristica di inibire la risposta del sistema immunitario alla base dell’infiammazione.

Alla categoria degli immunosoppressori appartengono:

gli antimetaboliti Azatioprina e Methotrexate (abbastanza utilizzato nelle artriti più aggressive)

la Leflunomide (Arava) anch'essa utilizzata nelle artriti più aggressive. 

la Ciclosporina (“Sandimmun – Sandimmun Neoral) che agisce su cellule del sistema immunitario definite Linfociti T la cui attività contribuisce all’insorgenza di alcune malattie immunitarie quali l’Artirte Reumatoide, l’Artrite Psoriasica e il Lupus. 

il Micofenolato Mofetile (Cellcept)Il Micofenolato è attualmente utilizzato in corso di vasculiti ANCA-correlate, in forme refrattarie di miositi, nella nefrite lupica e nel LES refrattario o intollerante al trattamento convenzionale. 

la Ciclofosfamide è annoverata fra i farmaci citotossici – che determinano la morte di alcuni tipi cellulari (es. cellule tumorali o cellule infiammatorie) il maggior esponente Essa è utilizzata in caso di interessamento polmonare – interstiziopatia – nelle connettiviti, ed in corso di vasculiti).

Tutti questi farmaci, attraverso meccanismi di azione diversi, vanno ad interferire con la sintesi di DNA e proteine, e quindi con l’attivazione e la proliferazione delle cellule del sistema immunitario (prevalentemen- te i Linfociti T) e la successiva sintesi di molecole infiammatorie. Attraverso questa azione portano ad una riduzione dell’attività di malattia con un controllo della sua eventuale progressione.

Si possono far rientrare anche nella categoria nella categoria dei DMARDS anche i cosiddetti “Corticosteroidi” e la “Colchicina”. 

I corticosteroidi infatti sono in grado di regolare l’infiammazione e il sistema immunitario, e sono utilizzati come farmaci di fondo quando vengono usati nelle vasculiti e nelle connettiviti.

La “Colchicina” è un alcaloide di origine vegetale di cui viene sfruttato il meccanismo antinfiammatorio per il controllo delle artriti da microcristalli (gotta, condrocalcinosi). 

25 marzo 2019

Acido clavulanico

L'acido clavulanico è prodotto da colture di Streptomyces Clavuligerus.

Presenta una struttura beta-lattamica simile a quella del nucleo della penicillina, tranne per il fatto che l'anello di tiazolidina delle penicilline è sostituito da un anello di oxazolidina.

In generale, l'acido clavulanico è dotato solo di debole attività antibatterica.

È invece un potente inibitore progressivo del plasmidemediato e di alcune beta-lattamasi cromosomiche prodotte da batteri gram-negativi tra cui:

Haemophilus ducreyi

H. influenzae

Neisseria gonorrhoeae

Moraxella catarrhalis (Branhamella catarrhalis),

Bacteroides fragilis

alcune Enterobacteriaceae.


È anche un inibitore delle beta-lattamasi prodotte da Staphylococcus aureus.

L'acido clavulanico può permeare le pareti cellulari batteriche e può quindi inattivare sia gli enzimi extracellulari che quelli che sono legati alla cellula.

La sua modalità di azione dipende dal particolare enzima inibito, ma generalmente agisce come un inibitore competitivo, e spesso irreversibile.

L'acido clavulanico aumenta di conseguenza l'attività degli antibatterici penicillina e cefalosporina contro molti ceppi resistenti di batteri.


L'acido clavulanico è somministrato come clavulanato di potassio per via orale con amoxicillina (Co-amoxiclavulanato) e per via iniettoria con ticarcillina


Effetti collaterali
L'uso di clavulanato con penicilline è stato associato allo sviluppo di ittero colestatico ed epatite e pertanto in alcuni paesi sono state suggerite restrizioni sull'uso di Co-amoxiclavulanato
A causa del rischio di ittero colestatico, alcuni raccomandano che il Co-amoxiclavulanato debba essere riservato alle infezioni batteriche che possono essere causate da ceppi di beta-lattamasi resistenti all'amoxicillina e che il trattamento non deve generalmente superare i 14 giorni .


L'associazione amoxicillina ac. clavulanico può essere quindi presa in considerazione per le seguenti principali indicazioni:

• sinusite, otite media, tonsilliti ricorrenti

• esacerbazioni acute della bronchite cronica

• broncopolmonite

• infezioni del tratto urinario, soprattutto quando ricorrenti o complicate, ma non prostatite

• aborto settico, sepsi pelvica o puerperale, e sepsi intra-addominale

• cellulite, morsi di animali e ascesso dentale severo con cellulite diffusa.

Polmonite, gestione ambulatoriale

A)Per i pazienti precedentemente in buona salute, che non hanno assunto antibiotici negli ultimi 3 mesi:

-un macrolide (claritromicina, 500 mg per via orale due volte al giorno; o azitromicina, 500 mg per via orale come prima dose e poi 250 mg per via orale al giorno per 4 giorni, o 500 mg per via orale al giorno per 3 giorni)
o
-doxiciclina, 100 mg per via orale due volte al giorno.



B)Per i pazienti con condizioni di comorbidità come cardiopatie, malattie polmonari, epatopatie o malattia renale. diabete mellito; alcolismo, neoplasie, asplenia, condizioni di immunosoppressione o uso di farmaci immunosoppressori o uso di antibiotici nei 3 mesi precedenti (nel qual caso deve essere selezionata un'alternativa da una diversa classe antibiotica):

-un fluorochinolone indicato per le vie respiratorie (moxifloxacina, 400 mg per via orale al giorno; gemifloxacina, 320 mg per via orale al giorno; levofloxacina, 750 mg per via orale al giorno) 
o
-un macrolide (come sopra)
+
-un beta-lattamico (amoxicillina, 1 g per via orale tre volte al giorno o amoxicillina-clavulanato, 2 g per via orale due volte al giorno preferibili a cefpodoxime, 200 mg per via orale due volte al giorno; cefuroxime, 500 mg per via orale due



C)Nelle zone con un tasso elevato (> 25%) di infezione con alto livello (MIC ≥ 16 mcg/mL) di Streptococcus pneumoniae resistente ai macrolidi, considera l'uso di agenti alternativi elencati sopra alla lettera B per i pazienti con comorbidità.

Prevenzione primaria del cancro, alcuni provvedimenti

I tassi di mortalità per cancro continuano a ridursi


Questo può essere dovuto a vari provvedimenti quali:

la riduzione del consumo di tabacco, poiché il fumo di sigaretta è la causa prevenibile più importante del cancro. 

la prevenzione primaria del cancro della pelle consiste nel limitare l'esposizione alla luce ultravioletta indossando indumenti appropriati e l'uso di filtri solari. 

l'esercizio fisico regolare che evita l'obesità e riduce i tassi di cancro del seno e del colon. 

la prevenzione dei tumori professionalmente indotti implica la minimizzazione dell'esposizione a sostanze cancerogene, come l'amianto, le radiazioni ionizzanti e i composti del benzene. 

l'uso di tamoxifen, raloxifene, e inibitori dell'aromatasi nella prevenzione del cancro al seno 

la vaccinazione contro l'epatite B che può prevenire il carcinoma epatocellulare  

l'uso del vaccino per l'herpesvirus ((HPV) utile per prevenire il cancro cervicale e possibilmente anale 
Oltre a prevenire i tumori anogenitali, i vaccini per HPV possono avere un ruolo nella prevenzione dei tumori della testa e del collo correlati all'HPV stesso.

23 marzo 2019

Tramadolo, come dosarlo

La dose ottimale di tramadolo deve essere raggiunta con un incremento graduale del dosaggio per evitare l’insorgenza di effetti collaterali transitori.
Inizia con 25 mg al giorno
Puoi aumentare di 25 mg ogni 3 giorni fino a 25 mg 4 volte al giorno, poi puoi aumentare di 50 mg/die ogni 3 giorni fino ad una dose di 100 mg  4 volte al giorno. 

L’effetto analgesico dura da 4 a 8 ore, per cui le dosi devono essere somministrate a distanza di non meno di 4 ore. 
La dose giornaliera totale di tramadolo non deve superare i 400 mg. In pazienti con più di 75 anni limita a 300 mg/die 

In caso di dolore moderato, 50 mg di tramadolo ogni 4-6 ore. 
Se non ottieni sollievo dal dolore entro 30-60 minuti somministra una dose singola supplementare di 50 mg. 
In caso di dolore grave, che non si riesce a controllare adeguatamente, somministra una dose singola di 100 mg.

Dose di mantenimento: 50-100 mg di tramadolo ogni 4-6 ore. 

Miocardite infettiva, sintomi e segni

I pazienti possono presentare i sintomi da diversi giorni a poche settimane dopo l'insorgenza di una malattia febbrile acuta o un'infezione respiratoria o possono presentarsi con una insufficienza cardiaca senza sintomi antecedenti. 

L'insorgenza di insufficienza cardiaca può essere graduale o brusca e fulminante. 

Nella miocardite fulminante acuta possono essere presenti bassa gittata cardiaca e shock con funzione sistolica  ventricolare sinistra gravemente depressa. 

Può essere presente un sfregamento pericardico. 

Vi è frequentemente dispnea
In un certo numero di casi vi è dolore toracico e aritmia. Un dolore toracico di tipo pleuropericardico è comune. 
Possono verificarsi emboli polmonari e sistemici. 


L'esame obiettivo rivela 
tachicardia, un ritmo di galoppo, e altri segni di insufficienza cardiaca o difetti di conduzione. 

A volte, la presentazione può imitare un infarto miocardico acuto con alterazioni ST, marcatori cardiaci positivi e anomalie del movimento delle pareti nonostante normali coronarie.

Possono verificarsi anche microaneurismi e possono essere associate gravi aritmie ventricolari. 

È stato stimato che circa il 10% di tutti i pazienti affetti da cardiomiopatia dilatativa abbia avuto come causa una miocardite virale.

22 marzo 2019

Antiandrogeni

L'anti-androgeno più comunemente usato è lo spironolattone, un diuretico risparmiatore di potassio che viene frequentemente utilizzato per l'irsutismo femminile o l'acne dell’adulto.

Lo spironolactone inibisce sia la sintesi che l'azione del testosterone.

In dosi più elevate (100-200 mg per via orale al giorno), lo spironolattone può portare alla soppressione dei livelli di androgeni fino al range fisiologico femminile.

Gli effetti indesiderati comuni includono l'ortostasi e la poliuria.

Il monitoraggio riguardo al suo uso dovrebbe includere una valutazione periodica della funzionalità renale e del potassio sierico.


Altre opzioni per coloro che non possono tollerare lo spironolattone includono:
-gli inibitori della 5-alfa-reduttasi (Finasteride, Dutasteride)

-gli analoghi dell’ormone di rilascio della gonadotropina (GnRH) tra cui ricordiamo leuprorelina, buserelina o Suprafact, goserelina o Zoladex, triptorelina o Decapeptyl); questi interagiscono con il recettore dell’ormone di rilascio della gonadotropina (GnRH) in qualità di superagonisti, portando ad un aumento del rilascio di LH ed FSH.

-i progestinici.

21 marzo 2019

Glucagone nell'anafilassi del paziente in trattamento con betabloccanti

I beta-bloccanti in pazienti coronaropatici che presentano un' anafilassi contrastano l'adrenalina limitando la frequenza cardiaca e compromettendo la gittata cardiaca.
La coronaropatia limita la riserva cardiaca, che potrebbe aggravare l'ipotensione che si verifica a causa del rilascio di mediatori vasoattivi.

Nei pazienti in trattamento con beta-bloccanti per una coronaropatia, sia i farmaci assunti che la comorbidità sottostante complicano il trattamento dell'anafilassi severa per cui è da considerare l'uso del glucagone

Dosaggio
Glucagone 5 mg per via endovenosa inizialmente, può essere ripetuto in 10-15 minuti se non vi è alcuna risposta, seguito da 5-15 microgrammi/min se è stata osservata risposta

Lo stress causato dall'ipotensione, la tachicardia, e gli agenti adrenergici endogeni o iatrogenici possono causare ischemia miocardica riducendo la perfusione durante la diastole.

Ricorda comunque che il glucagone può essere usato per superare il blocco beta, ma la tachicardia risultante può essere dannosa nei pazienti con coronaropatia severa.
Perciò è giustificata la consultazione precoce di un cardiologo.

19 marzo 2019

Forame ovale pervio, quando chiuderlo

I pazienti accuratamente selezionati con forame ovale pervio e shunt destro sinistro beneficiano di chiusura del forame ovale pervio e terapia antiaggregante piastrinica. 

I pazienti devono essere presi in considerazione per la chiusura di un forame ovale pervio se 
hanno tra i 18 ed i 60 anni di età
hanno presentato un ictus criptogenetico o un TIA e 
non sono portatori di diabete non controllato, di ipertensione o di un'indicazione specifica per un'anticoagulazione a lungo termine


Un ictus dicesi criptogenico se non è causato da un meccanismo ben identificato, come per es.

l'aterosclerosi delle grandi arterie   (stenosi delle arterie intracraniche o cervicali maggiore o uguale a 30-50% una placca maggiore o uguale a 4mm di spessore nell'arco aortico)

una nota fonte cardioembolica  (ad esempio, fibrillazione atriale)

un'arteriolosclerosi dei piccoli  vasi (ad esempio, ictus lacunare più piccolo di 1,5 cm di diametro), 

uno stato di ipercoagulabilità
 o 
una dissezione.

 I pazienti con shunt interatriali di grado da moderato a severo o aneurismi del setto atriale associati  sembrano pertanto trarre vantaggio dalla chiusura del forame ovale pervio

18 marzo 2019

Ricerca scientifica: contro gli infarti un nuovo farmaco

LONDRA - Le scoperte scientifiche aprono continuamente le porte a nuovi orizzonti, dandoci speranza nella lotta contro le malattie più gravi, come in questo caso particolare, quelle cardiovascolari. I ricercatori dell’Imperial College London (ICL), in collaborazione con l’associazione umanitaria inglese British Heart Foundation (BHF), è attualmente impegnato in laboratorio nello sviluppo di una nuova pillola che, secondo i primi test clinici, sarebbe sorprendentemente in grado di ridurre il rischio di infarti. 

Lo studio è stato pubblicato nella rivista scientifica Cell Stem Cell. Come si legge nel rapporto, la percentuale, secondo i risultati, è del 60%. Secondo i ricercatori della BHF, l’azione del farmaco blocca i segnali chimici dannosi che si producono quando il flusso di sangue nel cuore viene interrotto. Il rilascio di questi segnali è dato da un deficit di ossigeno, che a sua volta causa la morte dei tessuti e dunque un’insufficienza cardiaca pericolosa per lo sviluppo di ictus e infarti. Il nuovo medicinale coinvolge una proteina chiamata MAP4K4, che si attiva nel tessuto umano a seguito di un infarto e causa dei danni irreparabili al cuore e ad altre aree del tessuto organico.

Gli scienziati sperano che il nuovo trattamento aumenterà la percentuale di sopravvivenza ad un evento cardiaco di gravi dimensioni, riparando il tessuto danneggiato e proteggendo l’organo vitale da ulteriori complicazioni. «Trovare un farmaco che possa limitare i casi di morte del muscolo cardiaco durante e dopo un infarto, impedendo il declino verso una condizione di insufficienza cardiaca, è un obiettivo che la ricerca ha da decenni», ha dichiarato professor Metin Avkiran, direttore medico associato dell’ente BHF. «Nonostante vi sia stato un buon numero di farmaci promettenti in passato, non abbiamo ancora trovato quello che può essere utilizzato in una routine clinica». Ogni anno, evidenzia Giovanni D'Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, in Italia vengono colpite circa 120 mila persone. Questa cifra equivale ad una visita medica ogni 4 minuti.

17 marzo 2019

Dolore toracico e ricovero urgente

Incapacità di escludere adeguatamente le cause potenzialmente letali del dolore toracico, in particolare:

-l'infarto del miocardio

-la dissezione di un aneurisma aortico

-l'embolia polmonare

-la rottura esofagea.


Alto rischio di embolia polmonare e un test D-dimeri positivo.


Punteggio TIMI di 1 o più, elettrocardiogramma anormale, e test troponina anormale a 0 e 2 ore.


Controllo del dolore per una frattura delle coste che compromette lo scambio di gas.

"E' tossica": crema per la pelle per neonati ritirata in tutta Europa

ROMA - Molte creme anti-arrossamento per bebè, usate in una zona estremamente delicata del corpo dei neonati, contengono un conservante, il butilparabene, che ha possibili effetti tossici sulla riproduzione e lo sviluppo. Le paste antiarrossamento agiscono in prossimità degli organi genitali dei bimbi e dunque, ancor più di altri cosmetici, devono essere usate con cautela e prestando la massima attenzione agli ingredienti che contengono.

Il 15 marzo 2019, il sistema RAPEX di informazione rapida per i prodotti non conformi della UE, con la notifica A12 /0418/19, ha invitato a non usare la crema per il bambino "URIAGE PREMIERE CHANGE CREMA PROTETTIVA BEBE 100 ML" in quanto contiene butilparabene (valore misurato: 0,051%). Questo composto organico aromatico, è un conservante ampiamente usato nei cosmetici ma da tempo sotto la lente di ingrandimento per i suoi possibili effetti tossici sulla riproduzione e lo sviluppo. Sospetti che sembrano sempre più fondati se le Agenzie governative per la sicurezza dei medicinali e dei prodotti sanitari della UE sono arrivate a raccomandare di non utilizzare il composto nei cosmetici destinati ai bambini sotto i tre anni di età.

Nello specifico, secondo quanto è riportato dall'allerta del RAPEX, il prodotto è confezionato in tubo di plastica da 100 ml di colore blu e precisamente identifica l'articolo con il numero di lotto / codice a barre: 3661434002298, 801202 - EXP 01/21, prodotto in Francia. Secondo l’elenco degli ingredienti, il prodotto contiene butilparabene. Il contatto cutaneo con prodotti che contengono questo composto organico aromatico può avere una potenziale attività di disturbo endocrino. Le autorità sanitarie europee hanno così allertato gli altri paesi e il consiglio, evidenzia Giovanni D'Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, è di non utilizzare questo prodotto per rischio serio di effetti tossici sulla riproduzione e lo sviluppo. 

La crema è stata ritirata dalle vendita nelle Farmacie a scopo preventivo, poichè, conclude RAPEX, "È vietata la vendita di prodotti cosmetici contenenti butilparabene usati dopo ogni cambio di panno." Nel caso delle paste protettive per il cambio dei pannolini, poi, l’invito dello “Sportello dei Diritti”, è di privilegiare prodotti naturali privi non solo di butilparabene, ma anche di parabeni e petrolati, questi ultimi sostanze di bassissima qualità ottenute dal petrolio e che sono diffusissime in questi cosmetici.

16 marzo 2019

Febuxostat e rischio cardiovascolare

Nel 2009, febuxostat è stato approvato dalla FDA per il trattamento della gotta, ma con un avvertimento e precauzione per quanto riguardava i possibili eventi cardiovascolari.

Il produttore era tenuto a condurre un grande studio clinico di sicurezza post-commercializzazione.

Lo studio in doppio cieco (CARES) ha confrontato gli esiti cardiovascolari in pazienti con gotta e malattia cardiovascolare maggiore che sono stati trattati con febuxostat o allopurinolo.

La morte cardiovascolare e la mortalità per tutte le cause sono state significativamente più comuni tra i pazienti che assumevano febuxostat rispetto ad allopurinolo.

Menorragia

(vedi anche: menorragia, cause)

Le pazienti con sanguinamento mestruale abbondante sono ad alto rischio per un'anemia da carenza di ferro.

Una storia mestruale approfondita è fondamentale per differenziare un sanguinamento mestruale abbondante da condizioni simili tra cui un sanguinamento anovulatorio.

Le adolescenti che presentano un sanguinamento mestruale abbondante devono essere valutate per un disturbo emorragico sottostante.

Tutte le emorragie postmenopausali ed i sanguinamento durante la gravidanza richiedono ulteriori indagini

Il dispositivo intrauterino contenente levonorgestrel può essere utilizzato in caso di sanguinamento mestruale abbondante con risultati positivi

14 marzo 2019

Attacco ischemico transitorio (TIA), nuovi concetti

Ischemia cerebrale deve essere sospettata quando un paziente presenta sintomi tipici quale:

-debolezza o intorpidimento unilaterale rapidi

ma anche con sintomi meno classici, quali

-perdita di visione unilaterale

-afasia transitoria o

-vertigini


Attacco ischemico transitorio
Un attacco ischemico transitorio (TIA) è un episodio transitorio di disfunzione neurologica causata da una ischemia focale cerebrale, del midollo spinale o della retina, senza infarto acuto.

Questa definizione ha sostituito la precedente definizione di danno neurologico focale durato meno di 24 ore.

La maggior parte dei TIA si risolve entro la prima ora, ma la diagnosi per immagini permette di riconoscere che alcuni eventi con una risoluzione clinica rapida possono essere associati a infarto cerebrale permanente.

La definizione arbitraria riguardante la durata dei sintomi di un TIA non deve dissuadere da una terapia aggressiva nei confronti di un paziente che si presenta con un nuovo deficit neurologico

12 marzo 2019

Omega-3 e trigliceridi

Gli acidi grassi polinsaturi Omega-3, in particolare gli acidi eicosapentaenoico e docosaesaenoico, sono particolarmente efficaci nel ridurre i livelli dei trigliceridi, diminuendo questi dal 20% al 40%, anche se d'altro canto aumentano il colesterolo LDL del 5%-10% senza alcun effetto sul Colesterolo HDL.

Da considerare comunque che, una meta-analisi non è riuscita a dimostrare una riduzione degli eventi cardiovascolari da parte degli acidi grassi Omega-3.

8 marzo 2019

Reazioni di ipersensibilità da paracetamolo

Reazioni caratterizzate da orticaria, dispnea e ipotensione si sono verificate dopo l'uso di paracetamolo in adulti e bambini.

È stato segnalato anche angioedema

Sono stati inoltre descritti esantemi fissi da medicamento

I nuovi anticoagulanti orali (NAO)

I nuovi anticoagulanti orali (NAO) sono anticoagulanti di nuova generazione che agiscono bloccando direttamente un fattore della coagulazione del sangue nell’organismo. Perciò sono definiti “anticoagulanti diretti”


Essi sono:

-apixaban, edoxaban, e rivaroxaban (inibitori diretti del fattore Xa) e

-dabigatran (inibitore diretto della trombina)


Indicazioni
-prevenzione dell’ictus cerebrale e dell’embolia sistemica in pazienti con fibrillazione atriale non valvolare
-prevenzione del tromboembolismo venoso (TEV)
-trattamento della trombosi venosa profonda (TVP) e dell’embolia polmonare (EP) e loro recidive.

7 marzo 2019

Vitamina D, alcune considerazioni

La vitamina D3 innalza i livelli ematici più della vitamina D2.

Limite superiore di tollerabilità nella terapia di mantenimento in adulti sani è di 4000 IU al giorno.

Più di 4000 UI di vitamina D al giorno in individui non carenti aumenta il rischio di danni.

I supplementi con alti livelli (oltre le 10.000 IU al giorno) sono associati a danni renali e tissutali.

La supplementazione di vitamina D è raccomandato per la prevenzione delle cadute.

Una supplementazione di vitamina D ad alte dosi (≥ 800 UI al giorno) ha dimostrato di favorire la prevenzione delle fratture dell'anca e di qualsiasi frattura non vertebrale nelle persone di età pari o superiore a 65 anni.

Prescrivere più della quantità giornaliera raccomandata per migliorare la qualità della vita o prevenire le malattie cardiovascolari o la morte non è consigliato.

Diversi trials hanno dimostrato che bassi livelli di vitamina D sono associati a sintomi depressivi, soprattutto nelle persone con una storia di depressione.

Questi risultati suggeriscono che il dosaggio dei livelli di vitamina D può essere utile nei pazienti con anamnesi di depressione.

La supplementazione di vitamina D e calcio, ha dimostrato di abbassare il rischio di caduta e migliorare la forza muscolare negli anziani, soprattutto nelle donne più anziane con carenza di vitamina D, che sono ad alto rischio di cadute.

Il trattamento dell'insufficienza di vitamina D nei soggetti asintomatici potrebbe ridurre il rischio di mortalità nei pazienti istituzionalizzati e i rischi di cadute, ma non di fratture.

I dati recenti suggeriscono che la carenza di vitamina D è associata al rischio di sviluppare alcuni tumori (tra cui quelli del seno, del colon e della prostata).

La carenza di vitamina D è associata ad alcune malattie autoimmuni (diabete di tipo 1 e 2, sindrome metabolica, sclerosi multipla).

6 marzo 2019

Sindromi ATRA e APML nella leucemia promielocitica

I pazienti affetti da leucemia promielocitica acuta possono essere trattati con acido all-trans-retinoico (tretinoina), un tipo di vitamina A 

La chemioterapia è frequentemente associata a somministrazione di acido all-trans-retinoico, in particolare se il soggetto presenta un’elevata conta leucocitaria al momento della diagnosi o se si assiste a un improvviso aumento della stessa.

Anche i farmaci a base di arsenico sono efficaci in questo sottotipo di LMA.


Il trattamento con acido all-trans-retinoico può causare la sindrome da acido trans-retinoico

Questa è caratterizzata da febbre, ritenzione idrica, ed una elevata conta di globuli bianchi (> 10000/microlitro).

I pazienti devono essere monitorati per ipossia, infiltrati polmonari ed effusione pleurica.

Così anche il trattamento con triossido di arsenico può produrre una sindrome simile (sindrome da differenziazione APML).


Queste sindromi rispondono al rapido trattamento con desametasone e alla sospensione temporanea di ATRA o di triossido di arsenico fino a quando i sintomi si risolvono, dopo di che il farmaco può essere ripreso.