RICERCA TRA GLI OLTRE 10MILA ARGOMENTI

14 marzo 2019

Attacco ischemico transitorio (TIA), nuovi concetti

Ischemia cerebrale deve essere sospettata quando un paziente presenta sintomi tipici quale:

-debolezza o intorpidimento unilaterale rapidi

ma anche con sintomi meno classici, quali

-perdita di visione unilaterale

-afasia transitoria o

-vertigini


Attacco ischemico transitorio
Un attacco ischemico transitorio (TIA) è un episodio transitorio di disfunzione neurologica causata da una ischemia focale cerebrale, del midollo spinale o della retina, senza infarto acuto.

Questa definizione ha sostituito la precedente definizione di danno neurologico focale durato meno di 24 ore.

La maggior parte dei TIA si risolve entro la prima ora, ma la diagnosi per immagini permette di riconoscere che alcuni eventi con una risoluzione clinica rapida possono essere associati a infarto cerebrale permanente.

La definizione arbitraria riguardante la durata dei sintomi di un TIA non deve dissuadere da una terapia aggressiva nei confronti di un paziente che si presenta con un nuovo deficit neurologico

12 marzo 2019

Omega-3 e trigliceridi

Gli acidi grassi polinsaturi Omega-3, in particolare gli acidi eicosapentaenoico e docosaesaenoico, sono particolarmente efficaci nel ridurre i livelli dei trigliceridi, diminuendo questi dal 20% al 40%, anche se d'altro canto aumentano il colesterolo LDL del 5%-10% senza alcun effetto sul Colesterolo HDL.

Da considerare comunque che, una meta-analisi non è riuscita a dimostrare una riduzione degli eventi cardiovascolari da parte degli acidi grassi Omega-3.

8 marzo 2019

Reazioni di ipersensibilità da paracetamolo

Reazioni caratterizzate da orticaria, dispnea e ipotensione si sono verificate dopo l'uso di paracetamolo in adulti e bambini.

È stato segnalato anche angioedema

Sono stati inoltre descritti esantemi fissi da medicamento

I nuovi anticoagulanti orali (NAO)

I nuovi anticoagulanti orali (NAO) sono anticoagulanti di nuova generazione che agiscono bloccando direttamente un fattore della coagulazione del sangue nell’organismo. Perciò sono definiti “anticoagulanti diretti”


Essi sono:

-apixaban, edoxaban, e rivaroxaban (inibitori diretti del fattore Xa) e

-dabigatran (inibitore diretto della trombina)


Indicazioni
-prevenzione dell’ictus cerebrale e dell’embolia sistemica in pazienti con fibrillazione atriale non valvolare
-prevenzione del tromboembolismo venoso (TEV)
-trattamento della trombosi venosa profonda (TVP) e dell’embolia polmonare (EP) e loro recidive.

7 marzo 2019

Vitamina D, alcune considerazioni

La vitamina D3 innalza i livelli ematici più della vitamina D2.

Limite superiore di tollerabilità nella terapia di mantenimento in adulti sani è di 4000 IU al giorno.

Più di 4000 UI di vitamina D al giorno in individui non carenti aumenta il rischio di danni.

I supplementi con alti livelli (oltre le 10.000 IU al giorno) sono associati a danni renali e tissutali.

La supplementazione di vitamina D è raccomandato per la prevenzione delle cadute.

Una supplementazione di vitamina D ad alte dosi (≥ 800 UI al giorno) ha dimostrato di favorire la prevenzione delle fratture dell'anca e di qualsiasi frattura non vertebrale nelle persone di età pari o superiore a 65 anni.

Prescrivere più della quantità giornaliera raccomandata per migliorare la qualità della vita o prevenire le malattie cardiovascolari o la morte non è consigliato.

Diversi trials hanno dimostrato che bassi livelli di vitamina D sono associati a sintomi depressivi, soprattutto nelle persone con una storia di depressione.

Questi risultati suggeriscono che il dosaggio dei livelli di vitamina D può essere utile nei pazienti con anamnesi di depressione.

La supplementazione di vitamina D e calcio, ha dimostrato di abbassare il rischio di caduta e migliorare la forza muscolare negli anziani, soprattutto nelle donne più anziane con carenza di vitamina D, che sono ad alto rischio di cadute.

Il trattamento dell'insufficienza di vitamina D nei soggetti asintomatici potrebbe ridurre il rischio di mortalità nei pazienti istituzionalizzati e i rischi di cadute, ma non di fratture.

I dati recenti suggeriscono che la carenza di vitamina D è associata al rischio di sviluppare alcuni tumori (tra cui quelli del seno, del colon e della prostata).

La carenza di vitamina D è associata ad alcune malattie autoimmuni (diabete di tipo 1 e 2, sindrome metabolica, sclerosi multipla).

6 marzo 2019

Sindromi ATRA e APML nella leucemia promielocitica

I pazienti affetti da leucemia promielocitica acuta possono essere trattati con acido all-trans-retinoico (tretinoina), un tipo di vitamina A 

La chemioterapia è frequentemente associata a somministrazione di acido all-trans-retinoico, in particolare se il soggetto presenta un’elevata conta leucocitaria al momento della diagnosi o se si assiste a un improvviso aumento della stessa.

Anche i farmaci a base di arsenico sono efficaci in questo sottotipo di LMA.


Il trattamento con acido all-trans-retinoico può causare la sindrome da acido trans-retinoico

Questa è caratterizzata da febbre, ritenzione idrica, ed una elevata conta di globuli bianchi (> 10000/microlitro).

I pazienti devono essere monitorati per ipossia, infiltrati polmonari ed effusione pleurica.

Così anche il trattamento con triossido di arsenico può produrre una sindrome simile (sindrome da differenziazione APML).


Queste sindromi rispondono al rapido trattamento con desametasone e alla sospensione temporanea di ATRA o di triossido di arsenico fino a quando i sintomi si risolvono, dopo di che il farmaco può essere ripreso.





5 marzo 2019

Palifermin (KEPIVANCE)

Palifermin è un fattore di crescita dei keratinociti (KGF) umano, prodotto mediante tecnologia del DNA ricombinante.

Il KGF endogeno è una proteina di origine mesenchimale che, attraverso il legame con recettori presenti sulla superficie delle cellule epiteliali, ne stimola la proliferazione e differenziazione, aumentando i meccanismi citoprotettivi.


Indicazioni
riduzione della incidenza, durata e gravità della mucosite orale in pazienti con neoplasie ematologiche che ricevono una terapia mieloablativa associata ad un'alta incidenza di mucosite grave e richiedente supporto di cellule staminali ematopoietiche autologhe.


Effetti avversi
Le reazioni avverse segnalate con la terapia con palifermin hanno incluso eruzione cutanea, eritema, edema, prurito, febbre, disestesia periorale, alterazione del colore della lingua e ispessimento e alterazione del gusto.

Sono stati segnalati anche iperpigmentazione cutanea e disturbi gastrointestinali e respiratori.

La sicurezza e l'efficacia di palifermin nei pazienti trattati per neoplasie non ematologiche non sono state stabilite; la stimolazione e la crescita delle linee cellulari tumorali sono state rilevate in modelli animali e in vitro di tumori umani non ematopoietici.

2 marzo 2019

Creme solari: "Necessarie nuove norme anche in Italia"

WASHINGTON – Migliorare l’efficacia delle creme solari e tutelare la salute della pelle. È questo l’obiettivo che ha portato la Food and Drug Administration (FDA) a rivedere le regole vigenti negli Stati Uniti in materia di protezione solare. Le direttive precedenti alla revisione risalivano a circa 30 anni fa. E si discostano poco da quelle tutt’ora vigenti in Italia. “Le nuove misure di protezione adottate negli Stati Uniti devono essere di esempio – esordisce il dott. Piergiacomo Calzavara Pinton, Presidente della SIDeMaST (Società Italiana di Dermatologia medica, chirurgica, estetica e delle Malattie Sessualmente Trasmesse) -. Come società scientifica attiva nella prevenzione dei tumori della pelle possiamo solo auspicare che anche le autorità europee adeguino la normativa esistente nel vecchio continente per rendere i prodotti più sicuri e il consumatore più consapevole nella scelta e nell’ uso delle lozioni antisolari”. 

Ma in cosa consiste il diktat della FDA? Al bando PABA e salicilato di Trolamina, due delle molecole che filtrano la radiazione, contenute nelle creme solari, poiché non sicure e soprattutto non efficaci. Via libera invece a sostanze ‘tradizionali’ come ossido di zinco e biossido di titanio. Necessari ulteriori approfondimenti per verificare l’assenza di tossicità delle restanti dodici molecole, solo temporaneamente autorizzate negli USA. La FDA inoltre avverte che possono essere definite antisolari solo alcuni tipi di sostanze come gel, creme, lozioni, spray, oli, pomate, unguenti, paste e stick. Questa denominazione, invece, non può invece essere utilizzata per saponi, salviettine, shampoo e formulazioni di altro genere. 

Fondamentale, poi, la chiarezza delle etichette che riportano tutte le informazioni del prodotto, per una comprensione immediata del consumatore. Sulle confezioni, infatti, devono essere indicati i filtri solari contenuti nelle creme, l’SPF, ossia la protezione da UVB, la protezione da UVA e l’indice di resistenza all’acqua. Inoltre deve essere chiaramente specificato che i solari non proteggono dal tumore della pelle se non correttamente usati e associati ad adeguate misure di comportamento al sole. In vendita inoltre non possono circolare sotto l’etichetta di antisolari quei prodotti associati a repellenti per gli insetti. La FDA infine pone a 60 il valore massimo di SPF che si può indicare sulla confezione dei solari e chiarisce che tutti i prodotti che hanno SPF devono offrire anche una protezione valida da UVA, che deve aumentare al crescere dell’SPF.

Sinusite acuta, diagnosi differenziale

Rinite allergica
Prurito oculare e/o nasale.
Starnuti.
Rinorrea.
Cefalea, secrezione purulenta, e dolore alla pressione facciale sono meno comuni.

Determinazione IgE specifica in vitro: risposta allergene specifica.



Rinite non allergica

Sindrome con ostruzione nasale o rinorrea come fattori comuni.
Anamnesi di gravidanza, alterazioni barometriche, sintomi associati al cibo, o ipotiroidismo.
La diagnosi è clinica: non ci sono test differenzianti.



Emicrania

Il paziente riporta una storia di ' infezione sinusale ricorrente ' in cui però la cefalea moderato-severa è il sintomo più prominente.
Sensibilità alla luce o al rumore.
Aura.
Nausea.
I sintomi diminuiscono se paziente seduto/sdraiato in una stanza silenziosa e buia.
Assenza di secrezione nasale purulenta.
La diagnosi è clinica; non ci sono prove differenzianti. 
I test radiologici possono escludere le caratteristiche della sinusite batterica acuta.



Adenoidite

Difficile da differenziare nella popolazione pediatrica in quanto entrambe le condizioni hanno sintomi simili.
Endoscopia flessibile nasale: può essere utilizzata per determinare la fonte di infezione, dalle adenoidi o dai seni.

1 marzo 2019

Corrispondenza tra emoglobina glicosilata rilevata e glucosio plasmatico

A1C
Media del glucosio plasmatico
% (mmol/mol)
mg/dL
6 (42)
126 (100–152)
7 (53)
154 (123–185)

8 (64)
183 (147–217)

9 (75)
212 (170–249)
10 (86)
240 (193–282)
11 (97)
269 (217–314)
12 (108)
298 (240–347)

28 febbraio 2019

Tumore del seno: -24% di mortalità se il paziente pratica attività fisica

ROMA – L’attività fisica è uno strumento fondamentale di salute anche per i pazienti oncologici. Con 150 minuti alla settimana di moto a intensità moderata si riduce del 24% il rischio di mortalità per il tumore del seno e del 28% per quello del colon-retto. Non solo. Lo sport rappresenta un ottimo rimedio contro i sintomi della fatigue, uno degli effetti collaterali più frequenti. Si calcola, infatti, che interessi la metà delle persone sottoposte a chemioterapia. Ma gli italiani colpiti da una neoplasia sembrano non essere consapevoli di questi benefici. Se l’88% rispetta le raccomandazioni degli specialisti contro il fumo solo uno su tre modifica il proprio stile di vita sedentario dopo una diagnosi di cancro. E’ quanto emerge dal convegno nazionale La Qualità di Vita in Oncologia promosso oggi dalla Fondazione Insieme contro il Cancro al Ministero della Salute. Rientra in un progetto, realizzato con il supporto non condizionato di AstraZeneca, per incentivare l’attenzione verso la qualità di vita nel paziente, con particolare riferimento alle pazienti con carcinoma della mammella, alla gestione degli effetti collaterali della chemioterapia, ormonoterapia, terapie target e immunoncologia. 

All’evento partecipano oncologi medici, infermieri, pazienti, familiari, cittadini e Istituzioni. E proprio al convegno è stato presentato il documento finale della Consensus Italiana: Neoplasia della mammella: impatto degli stili e della qualità di vita sull’outcome della malattia in fase precoce e nel setting della malattia avanzata. E’ stato scritto da un comitato di nove oncologi italiani coordinati dal prof. Francesco Cognetti, Presidente della Fondazione Insieme contro il Cancro. “Negli ultimi anni sono aumentate le diagnosi precoci e le terapie anti-cancro sono diventate più efficaci - afferma il prof. Cognetti -. Un problema clinico rilevante è non solo garantire ai pazienti la sopravvivenza ma anche una buona, se non ottima, qualità di vita. Questo aspetto però non sempre viene ritenuto una priorità dall’oncologo, nonostante stia assumendo una dimensione rilevante. In Italia oltre 3 milioni di nostri concittadini vivono con un tumore a la sopravvivenza risulta in aumento. Questa particolare categoria di malati presenta nuove esigenze e bisogni. In totale più del 50% dei pazienti, che ha ricevuto una diagnosi da almeno cinque anni, soffre di effetti collaterali legati ai trattamenti che si manifestano a livello fisico e psico-sociale ed è necessario aumentare la consapevolezza su quali possono essere i rimedi. Anche la scelta tra trattamenti, dotati di simili attività, deve essere guidata dall’eventuale differente tossicità di questi farmaci. In quest’ottica, particolare importanza viene assunta da alcuni comportamenti utili non solo a prevenire il cancro. Oltre all’attività fisica il malato deve prestare grande attenzione al controllo del peso corporeo. Va inoltre eliminato il fumo e limitato il più possibile il consumo di alcol. Un’ampia letteratura scientifica ha dimostrato come siano tutti fattori sui quali bisogna intervenire per evitare la ricomparsa di una neoplasia e migliorare le risposte dell’organismo alle cure oncologiche”. 

“Anche l’alimentazione deve essere adeguatamente monitorata sia durante che dopo le terapie - aggiunge il prof. Paolo Marchetti, Direttore dell’Oncologia Medica B del Policlinico Umberto I di Roma -. La malnutrizione può impattare negativamente sulla qualità della vita, ridurre l’efficacia dei trattamenti chemioterapici e di conseguenza anche la sopravvivenza. Oltre l’80% dei pazienti però non ha mai ricevuto una valutazione sul proprio stato nutrizionale. E’ una consulenza ormai imprescindibile e che va personalizzata prendendo in considerazione eventuali perdite di peso e comorbidità. La dieta ideale varia poi in base alla neoplasia e al tipo di trattamento eseguito. Non vanno infine dimenticati gli effetti collaterali delle cure che spesso e volentieri interessano proprio l’apparato gastro-intestinale”. 

Al convegno di Roma la seconda sessione è dedicata al tema della prevenzione delle nuove tossicità. “Rispetto al passato, abbiamo a disposizione farmaci con effetti collaterali più contenuti - sottolinea la dott.ssa Alessandra Fabi, oncologa del “Regina Elena” -. La perdita dei capelli è ancora una delle controindicazioni più temute anche se gli ultimi chemioterapici provocano meno danni. Hanno anche dimostrato di essere più rispettosi della produzione di globuli bianchi, rossi e piastrine da parte del midollo osseo. Gli attuali farmaci oncologici sono più evoluti rispetto ad anni e in generale la qualità di vita è migliorata anche durante le cure. E’ quindi importante la lotta allo stigma anche nei confronti dei trattamenti. Tuttavia nonostante questi innegabili progressi il 37% delle pazienti lamenta spossatezza (fatigue) che è molto frequente durante il trattamento e può perdurare anche a 10 anni da esso. Quattro su dieci invece hanno problemi di dissenteria. Va migliorata la preparazione di tutto il personale medico-sanitario su questo aspetto delicato della medicina oncologica. Lo stesso vale per la ricerca, che attraverso nuovi studi, deve fornire risposte più precise sulla gestione di problemi che possono impattare fortemente sulla qualità di vita del paziente”.

26 febbraio 2019

Infarto miocardico non ST-elevation consigli per la prevenzione primaria

Le azioni preventive più importanti comportano: 
cambiamenti dietetici e di stile di vita combinati 
smettere di fumare
aumentare l'attività fisica, perdere peso
aumentare il consumo di pesce, frutta, verdura, fibre e noci e ridurre l'assunzione di sale.

In caso di sovrappeso, i pazienti devono perdere peso e mantenere un peso corporeo adeguato. 

Devono consumare una dieta ricca di verdure e frutta.
Devono scegliere cibi integrali, ad alto tenore di fibre, mangiare pesce, in particolare pesce grasso, almeno due volte alla settimana. 
Gli zuccheri in eccesso, i grassi trans, il sale e gli alimenti con colesterolo in eccesso devono essere limitati. 

Per un fumatore, cessare di fumare è il passo più importante che possa essere intrapreso per ridurre la morte correlata al cuore e a tutte le altre cause.
È anche da evitare il fumo passivo.
Occorrono almeno 3 anni dall'aver smesso di fumare (in un fumatore che ha subito un infarto) per ridurre il rischio di morte cardiaca allo stesso livello di chi non ha mai fumato. 

Il migliorare la forma fisica attraverso l'esercizio aerobico è estremamente importante. 
I pazienti dovrebbero impegnarsi in almeno 30 minuti di attività fisica di moderata intensità 5 giorni/settimana o di intensità più elevata per più di 30 minuti 3 giorni a settimana. 

Allo stesso tempo, i pazienti dovrebbero impegnarsi in più brevi periodi di attività fisica ogni giorno, come ad esempio utilizzare le scale invece dell'ascensore, o camminare con un cane. 

I membri della famiglia possono essere molto utili e dovrebbero essere coinvolti per aiutare a ricordare ai pazienti e rafforzare i cambiamenti di stile di vita.


Il trattamento con statine in pazienti che sono a rischio di sviluppare una coronaropatia migliora la sopravvivenza e riduce il rischio futuro di eventi cardiovascolari. 

Le linee guida attuali raccomandano l'uso di un calcolatore del rischio cardiovascolare per identificare i pazienti che sono più a rischio e per indicare l'inizio della terapia con statina per la prevenzione primaria.

25 febbraio 2019

Lo screening della trombofilia nella tromboflebite venosa superficiale

Lo screening per i disturbi trombofilici può essere utile: 

-nei pazienti con tromboflebite venosa superficiale che coinvolge brevi segmenti della vena e non associata a vene varicose

-nei pazienti con tromboflebite venosa estesa della safena all'ecografia Doppler, con o senza concomitante trombosi venosa profonda o embolia polmonare

-nei pazienti con tromboflebite venosa superficiale ricorrente

-nei pazienti con tromboflebite venosa superficiale idiopatica


Che cosa devi ricercare

-presenza di fattore V Leiden e varianti genetiche della protrombina G202010A

-carenze di proteina S, C,  antitrombina III

-lupus anticoagulans e anticorpi anticardiolipina positivi

-iperomocisteinemia

Embolia polmonare, prognosi

La mortalità è spesso dovuta a shock cardiogeno secondario al collasso ventricolare destro

Il rischio di mortalità a breve termine è significativamente maggiore nei pazienti con disfunzione ventricolare destra rispetto a quelli senza disfunzione ventricolare destra

Nei pazienti con embolia polmonare acuta, l'ipotensione (PA sistolica < 90 mmHg) è associata ad una maggiore mortalità.

24 febbraio 2019

Andexanet alfa

Andexanet alfa (AndexXa) è un antidoto per gli inibitori del fattore Xa, un gruppo di anticoagulanti che includono: 
rivaroxaban, apixaban, edoxaban

Esso possiede la capacità di invertire l'effetto anticoagulante dei suddetti inibitori dei fattori Xa in pazienti con grave sanguinamento non controllato o che richiedono urgente intervento chirurgico.

Andexanet alfa funziona come esca, infatti ha la capacità di legare sia gli inibitori del fattore Xa diretti (rivaroxaban, apixaban, edoxaban) che gli inibitori del fattore Xa che agiscono attraverso l’antitrombina (eparine a basso peso molecolare e fondaparinux).

In pratica è simile al fattore Xa (ma è ricreato in laboratorio), ed è ‘modificato’ attraverso l’inserimento di una mutazione nel suo sito catalitico che pertanto ne abolisce l’attività anticoagulante.

È in definitiva uno specchietto per le allodole perchè fa sì che gli inibitori del fattore Xa lo leghino con forte affinità e vengano neutralizzati quindi nella loro attività anticoagulante.

23 febbraio 2019

Ebastina (KESTINE)

Ebastina, un derivato della piperidina, è un antistaminico non sedativo a lunga durata d azione.
Non possiede un'azione sedativa o antimuscarinica significativa.

Ebastina è indicata per il miglioramento sintomatico delle condizioni allergiche, compresa la rinite e per il prurito cutaneo

La dose orale abituale è di 10 - 20 mg al giorno.

Viene utilizzato anche con un decongestionante come per es. la pseudoefedrina cloridrato.

22 febbraio 2019

Rosolia nelle gravide non immuni

L'infezione durante la gravidanza in donne non immuni, in particolare all'inizio della gestazione, può causare l'aborto spontaneo, la morte fetale o un ampia gamma di anomalie anatomiche e di laboratorio a carico del feto (sindrome da rosolia congenita).

17 febbraio 2019

Infezione da clamidia del tratto uro-genitale

È l'infezione sessuale più frequentemente trasmessa ed è spesso asintomatica.
Se non adeguatamente trattata evolve in malattia pelvica infiammatoria nelle donne e in epididimite e prostatite negli uomini. È frequente l'associazione con gonorrea.

Acuta
confermata o sospetta

 uomini e donne non gravide
 antibiotici anticlamidia

Opzione principale
Azitromicina 1 g per via orale come dose singola
oppure
doxiciclina 100 mg per via orale (rilascio immediato) due volte al giorno per 7 giorni


Opzioni secondarie
eritromicina base 500 mg per via orale quattro volte al giorno per 7 giorni
oppure
ofloxacina 300 mg per via orale due volte al giorno per 7 giorni
oppure
levofloxacina
500 mg per via orale una volta al giorno per 7 giorni
oppure
doxiciclina 
200 mg per via orale (rilascio ritardato) una volta al giorno per 7 giorni

Il trattamento è generalmente iniziato dopo che i risultati dei test sono noti. 
Tuttavia, se il sospetto clinico è elevato, il trattamento deve iniziare empiricamente prima che i risultati del test siano conosciuti. 

Gli antibiotici di prima linea consigliati forniscono un eccellente tasso di guarigione. 
I benefici del trattamento includono una diminuzione dell'incidenza della malattia infiammatoria pelvica (PID) e la riduzione del rischio di infertilità nelle donne. 

Si verifica inoltre una riduzione dell'incidenza di epididimite o prostatite negli uomini. 
Tutti i contatti sessuali negli ultimi 60 giorni dovrebbero essere avvisati di sottoporsi alle indagini ed al trattamento per la clamidia. 
La gestione dei partner sessuali del paziente è importante per prevenire la reinfezione e l'ulteriore trasmissione.


Pazienti gravide
antibiotici anticlamidia alternativi

Opzioni principali
Azitromicina (probabilmente sicura)
1 g per via orale come dose singola

opzioni secondarie (efficaci e sicure)
amoxicillina 
500 mg per via orale tre volte al giorno per 7 giorni
oppure
eritromicina base 
500 mg per via orale quattro volte al giorno per 7 giorni

Donne si ammalano di cancro a causa delle protesi mammarie: Ue avvia indagine


ROMA - L'UE ha istituito un gruppo di lavoro internazionale per studiare la relazione tra protesi mammarie e cancro e l'Italia partecipa alle riunioni in qualità di osservatore. Dopotutto i casi stanno aumentando in tutto il mondo dove si sospetta una connessione tra la chirurgia del seno e il tumore. Per la prima volta, la FDA (United States Drug Administration) ha lanciato l'allarme nel 2011 per identificare un campione.

Da allora, le autorità di tutto il mondo stanno cercando febbrilmente casi simili. Ad oggi, le autorità sanitarie hanno identificato a livello mondiale 660 casi di tumore attribuibile alle protesi. Nove donne sono morte per tumori ai linfonodi, ai polmoni o al fegato. Ogni anno circa 1,5 milioni e mezzo di donne si fanno operare il seno.

Per decenni le protesi mammarie sono state considerate innocue: ora le cose potrebbero cambiare. Sussistono molti elementi che fanno pensare come le portatrici di protesi mammarie siano confrontate con un rischio accresciuto di cancro: ma non conosciamo ancora la connessione esatta, affermano alcuni ricercatori.

Ora le autorità stanno discutendo su una eventuale limitazione dell'uso delle protesi. A tutte le donne che hanno protesi mammarie, dunque, Giovanni D'Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, raccomanda di effettuare regolarmente un controllo annuale con ecografia mammaria o almeno questa dovrebbe essere la normale procedura raccomandata da tutti i medici.

14 febbraio 2019

Acidi grassi omega3

Gli acidi grassi Omega-3 sono acidi grassi polinsaturi a catena lunga contenenti 18 - 22 atomi di carbonio e un numero variabile di doppi legami, il primo dei quali è situato nella posizione n - 3.

Sono acidi grassi essenziali e possono essere ottenuti dalla dieta.

Essi svolgono un ruolo importante come precursori di eicosanoidi e come componenti delle membrane cellulari.

Nell'uomo, concorrono con l’acido arachidonico, un precursore degli acidi grassi omega - 6.


Azioni principali degli acidi grassi omega3 nell'uomo:

-azione ipolipidemica (in particolare una riduzione dei trigliceridi plasmatici)

-azione antinfiammatoria

-effetto antipiastrinico.


I principali acidi grassi omega3 sono l’acido eicosapentaenoico e l'acido docosaesaenoico che derivano dai pesci di mare;

Altri acidi grassi omega 3 presenti negli oli di pesce (definiti in numero di atomi di carbonio e numero di doppi legami) includono 
l’acido linolenico, 
l’acido moroctico (c18: 4)
l’acido eicosatenoico (c20: 4)
l’acido eneicosapentenoico (C21:5) e l’acido clupanodonico (c22: 5)

L'acido linolenico è inoltre riscontrato in alcune piante ed è convertito in misura limitata nell’organismo in acido eicosapentaenoico e acido docosaesaenoico.

13 febbraio 2019

I provvedimenti ed i farmaci della riabilitazione postinfarto del miocardio

-sospensione del fumo di sigarette: riduce del 20% circa la percentuale di morte e reinfarti

-trattamento dell'ipertensione

-trattamento della dislipidemia

-trattamento dell'obesità

-antiaggreganti: aspirina (riduce del 25% la frequenza di reinfarto e di mortalitá ev.te associata a clopidogrel

-dicimarolici in caso di fibrillazione atriale o di aneurisma ventricolare sinistro

-betabloccanti se non vi sono controindicazioni: riducono del 20- 30% la frequenza di reinfarto e di mortalità nel primo anno

-ace-inibitori: riducono la mortalitá ed il reinfarto (possono essere sostituiti dagli inibitori dei recettori dell'angiotensina in caso di intolleranza agli ace-inibitori

-statine

-acidi grassi omega3: riducono recidive e morti

-ev.le trattamento chirurgico

-se vi è scompenso o frazione di eiezione inferiore al 30%: digitale, diuretici, vasodilatatori ed ev.le impianto di defibrillatore

DULAGLUTIDE

Dulaglutide (Trulicity) è una proteina di fusione costituita da due analoghi dell'ormone incretina:
il peptide 1 (GLP-1), simile al glucagone
collegato 
ad un frammento di immunoglobulina G4 umana modificata. 

Dulaglutide, è un “agonista del recettore GLP-1”. 
Agisce legandosi ai recettori di una sostanza, denominata peptide glucagone-simile 1 (GLP-1), che si trovano sulla superficie delle cellule del pancreas stimolandoli a rilasciare insulina. 

Dulaglutide viene impiegata quindi nel trattamento del diabete mellito di tipo 2 in aggiunta alla dieta e all'esercizio fisico e può essere somministrata in monoterapia o in combinazione con altri farmaci antidiabetici, inclusa l'insulina, in pazienti che non hanno raggiunto un adeguato controllo glicemico con la terapia standard. 

Dulaglutide però non è raccomandata come farmaco di prima linea a causa delle preoccupazioni insorte circa i potenziali effetti avversi sulla tiroide (vedi in seguito)

La dose abituale di dulaglutide è di 750 microgrammi o 1,5 mg una volta alla settimana per iniezione sottocutanea. 

Le dosi devono essere somministrate lo stesso giorno ogni settimana. 

Una dose dimenticata deve essere somministrata il prima possibile e la dose successiva è continuato nel giorno abituale.
Tuttavia, se intercorrono meno di 3 giorni dalla dose successiva abituale, la dose dimenticata deve essere omessa. 
Può essere necessario ridurre le dose di insulina, sulfoniluree o altri secretagoghi dell'insulina se assunti insieme a dulaglutide, per ridurre il rischio di ipoglicemia.

Effetti avversi di dulaglutide
Gli effetti avversi di dulaglutide includono soprattutto disturbi gastrointestinali, che possono essere gravi in alcuni pazienti. 
Poichè dulaglutide rallenta lo svuotamento gastrico deve essere evitato in pazienti con grave malattia gastrointestinale. 
Altri effetti includono reazioni di ipersensibilità, pancreatite, insufficienza renale acuta e peggioramento dell'insufficienza renale cronica. 
Ci sono state anche segnalazioni di tachicardia, prolungamento dell'intervallo PR, e blocco atrioventricolare di primo grado. 
Un aumento dell'incidenza di tumori tiroidei è stato osservato in studi di ratti e dulaglutide non deve essere impiegata in pazienti con anamnesi personale o familiare di carcinoma midollare della tiroide o in quelli con sindrome da neoplasia endocrina multipla di tipo 2.

12 febbraio 2019

Colesolvelam

è un sequestrante degli acidi biliari impiegato:

-per ridurre la colesterolemia da solo o in associazione con altri ipocolesterolemizzanti 

-per migliorare il controllo glicemico nei diabetici di tipo 2

8 febbraio 2019

Un vecchio farmaco, la gliclazide


E la gliclazide, la volete dimenticare perchè costa poco ormai?
Vi siete persino inventati che, insieme con le altre solfaniluree, era in grado di agire in modo nefasto sul cuore!

Indicazioni
diabete mellito di tipo 2

Classe: solfaniluree agiscono prevalentemente aumentando la secrezione di insulina e di conseguenza sono efficaci solo quando è presente una qualche attività residua della beta-cellula pancreatica; durante la somministrazione a lungo termine, esse hanno anche un azione extrapancreatica.

Gliclazide a rilascio immediato
Adulti
Inizialmente 40 - 80 mg al giorno, adattati secondo la risposta, aumentati se necessario fino a 160 mg una volta al giorno, dose da assumere con la colazione, dosi superiori a 160 mg da assumere in dosi divise; massimo 320 mg al giorno.

La gliclazide a rilascio modificato 30 mg può essere considerata equivalente all'effetto terapeutico di gliclazide a rilascio immediato 80 mg.

La Gliclazide è più comunemente somministrata una volta al giorno (di solito di mattina prima della colazione)
Occasionalmente, essa viene somministrata due volte al giorno, una volta al mattino e una volta alla sera. 

Idealmente, queste somministrazioni dovrebbero avvenire a 10 – 12 ore di distanza, per esempio tra le 7 e le 8 am, e tra le 7 e le 8 pm.

Ulcera peptica helicobacter pylori negativa, trattamento, in breve

L' ulcera peptica guarisce, in genere, con un inibitore della pompa protonica
Gli inibitori della pompa protonica sono notevolmente sicuri. 
Gli effetti indesiderati includono nausea, diarrea e modesti aumenti dei livelli di gastrina (che solitamente non hanno conseguenze cliniche nel breve periodo).

La durata del trattamento è di solito di 4 - 8 settimane.


Gli h2 antagonisti sono meno efficaci degli inibitori della pompa protonica ma inducono anch'essi la guarigione nella maggior parte dei pazienti.

Il sucralfato ha un'analoga aliquota di cicatrizzazione rispetto agli h2 antagonisti. Tuttavia, la frequente cadenza delle somministrazioni e la considerevoli dimensioni delle formulazioni possono incidere sull'aderenza; pertanto, questo farmaco è raramente raccomandato.

Il Misoprostol è un opzione per la prevenzione delle ulcere gastriche indotte da fans nei pazienti che necessitano di continuare la terapia 


Durata del trattamento con i suddetti tipi di farmaci è di 4 - 8 settimane.