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30 dicembre 2018

Pioglitazone e steatoepatite non alcolica

Il pioglitazone è stato studiato in pazienti con diabete e steatoepatite non alcolica e, più recentemente, in pazienti affetti esclusivamente da steatoepatite non alcolica senza diabete.

La maggior parte degli studi hanno dimostrato il miglioramento biochimico e istologico della steatoepatite con il suddetto antidiabetico
Ma, sebbene questa evidenza sia stata confermata da una meta-analisi, purtuttavia si è concluso che sono necessarie ulteriori e più ampie indagini.

Il pioglitazone è un farmaco generalmente ben tollerato, ma il suo uso può essere in qualche modo limitato da effetti negativi tra cui l'aumento di peso (2-5 kg), l'edema degli arti inferiori (5%), e l'osteoporosi nelle donne in postmenopausa.



È veramente dispepsia o è invece coronaropatia?

Ricorda che una coronaropatia dovrebbe essere esclusa come primo passo nella valutazione della dispepsia.

L'anamnesi è critica, specialmente ad un'età inattesa, allorquando una anomalia coronarica congenita o l'abuso di sostanze (per esempio, amfetamine) potrebbero esserne la causa

Nel valutare la dispepsia, considera:
-un eventuale rapporto temporale tra i sintomi dispeptici e l'esercizio fisico!
-le eventuali caratteristiche associate quali la dispnea, la debolezza, la sudorazione o i segni vitali cardiovascolari alterati.
-una storia di coronaropatia (più importante per la diagnosi);
-i fattori di rischio per coronaropatia (maggiore età, sesso maschile, ipertensione, diabete, obesità, iperlipidemia)

Le donne, i pazienti con diabete mellito ed i pazienti anziani è più probabile che presentino sintomi atipici che talvolta suggeriscono in modo ingannevole una dispepsia

Ricorda che la qualità del dolore (es. tipo bruciore) e la mancanza di fattori di rischio non escludono le cause cardiache!

Le prime prove diagnostiche devo o includere ECG e troponina del siero
In un secondo momento, ma senza indugio, potranno essere necessarie, in Reparto di Cardiologia, una prova da sforzo, una scintigrafia miocardica, una angiografia coronarica.


I pazienti ritenuti sospetti di avere un problema cardiaco acuto dovranno essere valutati per determinare la necessità di interventi urgenti indispensabili per proteggere il muscolo cardiaco minacciato.
Tali interventi includono:
-la terapia antipiastrinica (aspirina o/e clopidogrel)
-gli anticoagulanti come l'eparina
-la terapia trombolitica o il posizionamento di uno stent nell'arteria coronarica ostruita.

Altri problemi cardiovascolari acuti che potrebbero presentarsi con sintomi che causano confusione con la dispepsia, potrebbero includere:
-una pericardite
-una cardiomiopatia
-un'aritmia cardiaca
-una dissezione aortica

I farmaci nell'ulcera peptica, alcuni principi fondamentali

1)Gli inibitori della pompa protonica (PPI) sono farmaci abbastanza sicuri.
Gli effetti collaterali includono nausea, diarrea e modesto aumento dei livelli di gastrina (con nessuna conseguenza clinica a breve termine).
Vi è evidenza che, rispetto agli antagonisti H2, gli inibitori della pompa protonica (PPI) sono più efficaci nel ridurre le complicanze gastrointestinali dei farmaci anti-infiammatori non steroidei (FANS).
Gli effetti degli inibitori della pompa protonica rispetto al placebo però sono poco chiari.

2)Gli H2 antagonisti sono meno efficaci degli inibitori della pompa protonica, ma inducono la guarigione nella maggior parte dei pazienti.

3)Il Sucralfato nei confronti dell'ulcera possiede tassi di guarigione simili a quelli degli H2 antagonisti.
Il meccanismo d'azione del sucralfato è ignoto; probabilmente forma un mantello sull'ulcera, promuovendo quindi la guarigione dell'ulcera stessa. 
La scarsa compliance di questo farmaco (frequenza e dimensioni delle dosi purtroppo ne riduce l'uso.

4)Il misoprostol è un'opzione per la prevenzione di ulcere gastriche indotte da fans in pazienti che hanno bisogno di continuare la terapia con i fans stessi.
Vi è prova consolidata che il misoprostol riduce le complicazioni gastrointestinali serie e le ulcere sintomatiche rispetto al placebo in pazienti che assumono farmaci antinfiammatori non-steroidei.

29 dicembre 2018

Osteoartrosi ed ac. Ialuronico

Nell’osteoartrosi, le dimensioni e la concentrazione di molecole di acido ialuronico presenti naturalmente nel liquido sinoviale  sono ridotte.

Perció, un approccio nella gestione dell'osteoartrosi del ginocchio è la viscosupplementazione del fluido sinoviale mediante iniezione intra-articolare di acido ialuronico o di suoi derivati.

Tali iniezioni possono ridurre il dolore nel giro di 1-6 mesi, ma possono essere associati con un aumento a breve termine di infiammazione del ginocchio

Alcuni studi suggeriscono che tale beneficio è più durevole con i corticosteroidi intra-articolari.

Comunque la viscosupplementazione può essere un'opzione efficace per i pazienti che non possono assumere i fans per via orale o i corticosteroidi intra-articolari e che non sono candidati a sostituzione chirurgica dell’articolazione

28 dicembre 2018

Cause di declino neurocognitivo (vedi anche alla voce “Demenza”)

Demenza di Alzheimer
declino cognitivo progressivo; più comune in età > 65 anni


Demenza vascolare
di solito correlata ad un evento cerebrovascolare e/o a malattia cerebrovascolare;
il deterioramento é graduale con periodi di plateau clinici


Demenza da corpi di Lewy
cognitivitá fluttuante associata a parkinsonismo, allucinazioni e delusioni, difficoltà di andatura e cadute


Demenza frontotemporale
difficoltà di linguaggio, cambiamenti di personalità e disturbi comportamentali


Malattia di Creutzfeldt-Jakob 
molto rara; esordio rapido


Demenza da HIV
deterioramento cognitivo cronico dovuto all'infezione cerebrale da parte dell'HIV

27 dicembre 2018

Perdite di volume da cause non emorragiche

Ricorda che spesso trattasi di pazienti anziani

Possono essere causate da:

vomito e diarrea

malattia protrattasi da lungo tempo

uso di diuretici

ustioni

sudorazione profusa

ridotta assunzione di liquidi

broncorrea o drenaggio di effusione pleurica

diabete insipido

fattori di rischio per o chetoacidosi diabetica o stato iperglicemico iperosmolare



Vi può essere:
febbre, sete, faticabilitá vertigini in posizione eretta


L’ipotensione può essere grave se vi é shock con livello di coscienza ridotto; febbre tachicardia polso debole; mucose secche; ridotto turgore della cute


Esami da eseguire

emocromo completo

elettroliti

glicemia

funzionalità epatica

prove di coagulazione



Si potranno riscontrare:

urea e creatinina elevate; sodio normale, elevato o basso

basso potassio sierico (se diarrea)

elevato ematocrito

elevato conteggio di gl. bianchi (se causa infettiva)


ECG: tachicardia sinusale, tachiaritmia


Emogasanalisi

in caso di diarrea prolungata: basso bicarbonato;

vomito prolungato: bicarbonato elevato




Coltura delle feci: normale; può mostrare crescita di batteri, tossine o parassiti


Microscopia e coltura dell'urina: normale o evidenza di accrescimento batterico

25 dicembre 2018

Telotristat etile (XERMELO)

è un farmaco appartenente alla categoria degli antidiarroici

INDICAZIONI
Xermelo è indicato per il trattamento della diarrea da sindrome carcinoide in associazione con la terapia con analogo della somatostatina (SSA) in pazienti adulti non adeguatamente controllati dal trattamento con somatostatina.

POSOLOGIA
La dose raccomandata è di 250 mg tre volte al giorno (tid).
In base ai dati attualmente disponibili, la risposta clinica viene raggiunta solitamente entro 12 settimane di trattamento.

Colite ulcerosa, prognosi

La mortalità complessiva non sembra essere aumentata nei pazienti con colite ulcerosa rispetto alla popolazione generale.
Tuttavia vi potrebbe essere un rischio aumentato di mortalità fra i pazienti di UC entro il primo anno che segue alla diagnosi
Un aumento della mortalità può anche essere osservato nei pazienti più anziani ed in quelli con colite ulcerosa che sviluppano complicanze (quali per esempio: shock, malnutrizione o anemia).

Vi è inoltre prova che i pazienti con colite ulcerosa che subiscono un qualsiasi tipo di intervento chirurgico vadano incontro ad una mortalità aumentata.
La causa più comune di morte rimane il megacolon tossico.
L'adenocarcinoma colico si sviluppa nel 3%-5% dei pazienti.
Una stenosi benigna invece raramente può causare ostruzione intestinale.
La presenza di Clostridium difficile peggiora la prognosi dei pazienti recentemente diagnosticati per colite ulcerosa aumentando il rischio di colectomia, di complicanze postoperatorie e di morte.

Colite ulcerosa in gravidanza
la gravidanza non pregiudica il decorso della colite ulcerosa
Tuttavia, un trattamento inadeguato della malattia attiva, può influenzare negativamente la gravidanza.
Nella malattia attiva, i farmaci dovrebbero quindi essere somministrati come se la paziente non fosse incinta (con l'eccezione che farmaci quali metotrexate e metronidazolo, che sono controindicati nella gravidanza, dovrebbero essere evitati).
I pazienti con colite ulcerosa quiescente hanno lo stesso tasso di fertilità e di rischio di complicanze durante la gravidanza della popolazione generale.
La nutrizione durante il primo trimestre di gravidanza è cruciale.

Nei bambini e negli adolescenti, la colite ulcerosa dovrebbe essere trattata come è negli adulti. È estremamente importante monitorare con attenzione la crescita.

24 dicembre 2018

Morbo di Crohn, fattori prognostici

Anche se il morbo di Crohn è una malattia cronica con frequenza variabile di ricadute e di complicanze possibili multiple, una gestione medica e chirurgica appropriata può permettere ai pazienti una qualità di vita ragionevole.

Solitamente i pazienti presentano esacerbazioni intermittenti seguite da periodi di remissione, con il 10%-20% dei quali che si avvantaggia di una remissione prolungata dopo la presentazione iniziale.

Molti pazienti richiedono un trattamento chirurgico per le complicazioni della loro malattia.
È possibile che quelli con malattia ileocolica isolata si debbano sottoporre ad un intervento chirurgico.
Alcuni studi segnalano che di tali pazienti fino al 90% si sottoporranno ad intervento chirurgico in 10 anni.
Di questi, il 50% non richiederà più un ulteriore intervento chirurgico.

Fino ad un terzo dei pazienti con malattia di Crohn gastroduodenale richiede una gastrodigiunostomia per ostruzione.

I fattori prognostici per una malattia relativamente severa includono:
l'età < 40 anni
la presenza di malattia perianale
la necessità iniziale di corticosteroidi

La malattia purtroppo è associata ad una ridotta speranza di vita.

Il tasso di mortalità dei pazienti aumenta:
con la durata della malattia,
con un più alto numero di comorbidità
in caso di condizioni socioeconomiche più basse
nei 30 giorni dopo la chirurgia gastrointestinale

Il cancro del colon è la principale causa di morte legata alla malattia
Le altre cause includono:
il linfoma non-Hodgkin
le malattie digestive
l'embolia polmonare
la sepsi

Diarrea cronica, cause

Comuni

colite ulcerosa

colite microscopica (colite linfocitaria e colite collagenosica)

virale, batterica, parassitaria, enteropatia da HIV

sindrome dell'intestino irritabile

effetto di farmaci

Impatto fecale

celiachia

malattia di Crohn

malassorbimento da sali biliari

deficit enzimatico del bordo a spazzola (lattosio, fruttosio, saccarosio, isomaltasi)

sovrapproduzione batterica del piccolo intestino

insufficienza pancreatica

alcool

ipertiroidismo

diabete mellito

enterite/colite da radiazioni

enterite eosinofila

colite ischemica cronica

bypass o resezione chirurgica


Rare

enteropatia da Fans

infiltrazione maligna

enteropatia proteino-disperdente

graft-versus-host disease

linfoma di Hodgkin

linfoma non-Hodgkin

sprue tropicale

linfangiectasia/drenaggio linfatico alterato

Iperparatiroidismo

malattia di Addison

gastrinomi

tumori carcinoidi

vipomi

abetalipoproteinemia

malattia epatica avanzata

immunodeficienza comune variabile

amiloidosi

22 dicembre 2018

La manovra di Heimlich

credits: ANSA CENTIMETRI

21 dicembre 2018

È demenza vascolare o Alzheimer?

Demenza vascolare

La demenza vascolare è caratterizzata da un peggioramento progressivo del quadro clinico che avviene “a scalini” rappresentando ogni scalino un nuovo evento ischemico o emorragico

Ma attenzione, in molti casi, i pazienti probabilmente hanno una demenza mista, una combinazione di Alzheimer e di malattia vascolare.

Il paziente può essere incontinente, depresso, può presentare deliri, deficit neurologici transitori (per esempio, emiparesi, afasia, o deficit sensoriali)
Può evidenziare riflessi tendinei profondi asimmetrici, risposta plantare in estensione unilaterale, deficit del campo visivo, anomalie di andatura, ipertensione, aritmie (per esempio, fibrillazione atriale), soffi carotidei, scompenso congestizio, diabete, incontinenza emotiva (labilità dell’umore eccessiva)

CT/MRI: infarti ischemici, perdita di volume dell'ippocampo
Nella demenza vascolare la PET mostra uno scarso metabolismo parieto-temporale ed un cambiamento vascolare irregolare.



Demenza di Alzheimer

Insorgenza insidiosa, progressione lenta, ritiro sociale, paranoia, ansietà

Presenza di riflessi primitivi, rigidità, bradicinesia, discorsi anormali

Risonanza magnetica, TAC, PET
la mancanza di lesioni vascolari a livello cerebrale sostiene pricipalmente la demenza di Alzheimer.
Vi é perdita di volume dell'ippocampo, atrofia del lobo temporale medio, atrofia corticale posteriore

EEG: rallentamento del ritmo di fondo

COMPULSIONI

atti comportamentali o mentali ripetitivi che sono stati progettati dalla mente per neutralizzare l'ansia che deriva dalle ossessioni.

Le compulsioni risultano in un sollievo temporaneo dell’ansia e sono auto-rinforzanti.

Le compulsioni comportamentali includono: 
la pulizia
il lavaggio delle mani
il controllo
l'ordine 
l'organizzazione
l’accaparramento
il cercare di farsi rassicurare dagli altri

Comuni compulsioni mentali includono: 
il contare
il ripetere parole in silenzio
il ruminare
il tentativo di neutralizzare i pensieri

OSSESSIONI

pensieri invadenti, indesiderati, ansiogeni, che provocano profonda angoscia.

Il paziente riconosce tipicamente che questi pensieri sono irrazionali.

Tra le ossessioni comuni si possono includere:

la paura di contaminazione

la necessità di simmetria o di esattezza

la paura di causare danni a qualcuno

le ossessioni sessuali

le ossessioni religiose

la paura di comportarsi in modo inaccettabile

la paura di fare un errore

19 dicembre 2018

Sindrome di Gilbert. Educazione dei pazienti, prognosi

Fortunatamente non è necessario alcun trattamento per la sindrome di Gilbert. L'educazione dei pazienti è importante.

Non esistono restrizioni alimentari o di attività. I pazienti devono essere informati che possono divenire itterici quando sono sotto stress, in caso di pasti omessi, infezioni, disidratazione, di scarsa quantitá di sonno, o di soffrire stress psicologici.

I pazienti devono ricordare che l'inversione dell agente scatenante è tutto ciò che è necessario per trattare l'iperbilirubinemia.

Nessuna terapia farmacologica quindi e'necessaria.

La prognosi del paziente rimane eccellente, poiché si tratta di un disturbo benigno.


Recentemente, lo spettro della lipoproteina aterogenica determinato da LDL piú piccole e dense, è stato indicato per essere significativamente meno comune nelle persone con la sindrome di Gilbert rispetto alla popolazione sana.

Il rischio di malattia coronarica o di altre manifestazioni della malattia aterosclerotica ancora non è stato completamente esplorato nei pazienti con la sindrome di Gilbert, ma vi è un rapporto inverso fra la bilirubina del siero e le piccole proteine dense aterogeniche. L'effetto antiaterogenico protettivo dell’iperbilirubinemia è potenziato dalla bassa presenza di piccole  LDL dense fortemente aterogenico, rappresentando cosí un fattore protettivo possibile che la prevenzione dell'aterosclerosi in questi pazienti.

18 dicembre 2018

Emorragia cerebrale e droghe simpaticomimetiche

Le droghe illegali, in particolare le droghe con attivitá simpaticomimetica, come la cocaina e l'amfetamina, sono state associate ad emorragia intracerebrale.

Neoplasie androgeno-secernenti, cenni

Sono tumori steroido-producenti del surrene o dell'ovaio.

La produzione autonoma di androgeni causa spesso segni progressivi di virilizzazione (solitamente in pochi mesi) quali calvizie frontale, irsutismo grave, aumento della massa muscolare, voce profonda, clitoridomegalia


Indagini diagnostiche utili

Un testosterone totale di base > 6,9 Nanomol/L (> 200 nanogrammi/dL) (o testosterone libero > 0,7 Nanomol/L [> 2 nanogrammi/dL]) esige esame ultrasonografico delle ovaie (che però può non evidenziare piccoli tumori delle cellule di Leydig ovvero hilus cell).

Deidroepiandrosterone solfato (DHEAS) > 7000 nanogrammi/mL dovrebbe richiedere una TAC delle ghiandole surrenali. 

Alcuni tumori androgeno-producenti possono essere associati a livelli di testoterone del siero < 6,9 nanomol/L (< 200 nanogrammi/dL). 

La maggior parte delle donne con testosterone > 6,9 Nanomol/L (> 200 nanogrammi/dL) hanno PCOS o una sindrome iper-androgenismo-acanthosis nigricans resistenza all'insulina (HAIR-AN). 
La rapidità dell'inizio della virilizzazione (< 2 anni) o l'inizio tardivo durante la vita è un predittore migliore della neoplasia piuttosto che i livelli dell'androgeno.

Farmaci androgenici e anabolizzanti

testosterone 
steroidi anabolizzanti
danazolo
deidroepiandosterone (DHEA)
androstendione
19 - norprogestinici
norgestrel
levonorgestrel
noretisterone

Sindrome di Stevens-Johnson e necrolisi epidermica tossica, prognosi

La prognosi è migliore quando:
 ipazienti sono < 50 anni di età
 la superficie corporea totale coinvolta è bassa
 i pazienti vengono trasferiti in un centro ustionati
 i pazienti non presentano sepsi
 i pazienti non richiedono antibiotici.


Sindrome di Stevens-Johnson 
La maggior parte dei pazienti recupera, anche se può sviluppare alcune complicazioni oculari o complicanze d'organo che residuano alla malattia
La mortalità oscilla dal 1% al 5%.


Necrolisi epidermica tossica
La maggior parte dei pazienti recupera, anche se può sviluppare alcune complicazioni oculari o complicanze d'organo che residuano alla malattia; la mortalità è del 25% al 35%.
In uno studio multicentrico di 199  pazienti con necrolisi epidermica tossica, 64 sono morti. Delle morti, un terzo era dovuto sepsis, un terzo ad insufficienza multiorgano, 14% alle complicazioni cardiopolmonare e 16% sono stati attribuiti ad altre cause. 

Ossigenoterapia inappropriata

Segni/sintomi
Mentre l'ossigenoterapia è chiaramente indicata per molti pazienti con BPCO ed esacerbazioni acute, l'ossigeno in eccesso conduce ad un ulteriore degrado della fisiologia respiratoria del paziente.

L'esposizione all'ossigeno determina una riduzione della vasocostrizione ipossica delle arterie che forniscono gli spazi scarsamente ventilati, aumentando il grado di diseguglianza del rapporto ventilazione perfusione (V/Q) e/o dello shunt intrapolmonare.

Un eccesso di ossigeno può anche diminuire la capacità degli eritrociti di trasportare CO2.

Questi cambiamenti possono quindi provocare un peggioramento dell’ipercapnia e dell'acidosi respiratoria.

Determinati pazienti con drive respiratorio alterato possono anche sviluppare un peggioramento dell’ipercapnia.

Indagini
Un’emogasanalisi dovrebbe essere sempre eseguita nei pazienti ipossiemici che ricevono ossigenoterapia e che presentano un’apparente esacerbazione acuta di BPCO.

17 dicembre 2018

I farmaci utilizzati per contrastare gli effetti negativi degli steroidi in caso di uso ed abuso

Alcuni farmaci per alleviare gli effetti negativi associati all'uso di steroidi:

gli inibitori dell'aromatasi (ad esempio, anastrozolo) impediscono la conversione del testosterone in estradiolo

gli anti-estrogeni (Tamoxifen) bloccano i recettori degli estrogeni

il Clomifene e le hCG prevengono atrofia testicolare e infertilità.

la furosemide è utilizzata per trattare l'edema

gli ansiolitici sono usati per prevenire l'ansia.

i farmaci antiacne trattano l'acne e la pelle grassa.

probenecid e epitestosterone mascherano il rilevamento dell’uso di steroidi.

Vitamina D e gravidanza

Lo screening per la carenza della vitamina D durante la gravidanza è stato sostenuto da alcuni autori specialmente per le donne a rischio, comprese quelle con pelle scura, quelle che vivono nelle latitudini nordiche e le donne i cui abiti lasciano la pelle poco esposta. 

Nonostante i dati esistenti siano insufficienti per offrire linee guida specifiche, quando la carenza è identificata durante la gravidanza, il completamento con 1000-2000 unità/giorno di vitamina D è considerato sicuro.
(Obstet Gynecol. 2011 Jul;118(1):197-8. doi: 10.1097/AOG.0b013e318227f06b.
ACOG Committee Opinion No. 495: Vitamin D: Screening and supplementation during pregnancy.)




Tossina botulinica a scopo terapeutico

i tipi A e B sono stati approvati dalla Food and Drug Administration (FDA) per scopi terapeutici in caso di:

-blefarospasmo

-strabismo

-distonia cervicale

SOS gengive: perché il fumo è una delle cause delle malattie gengivali


Che il fumo faccia male e abbia effetti devastanti su tutto il nostro organismo è una verità di cui tutti siamo consapevoli, tuttavia non tutti sanno che, tra le altre cose, il fumo rappresenta un pericoloso nemico del nostro cavo orale, e in particolare è una delle cause dei problemi alle gengive.
La nostra bocca rappresenta infatti la porta di accesso per il fumo, e una volta entrato, oltre a danneggiare lo smalto dei denti e le mucose interne, e a rendere sgradevole il nostro alito, va ad attaccare le gengive, rendendole più deboli e soggette a irritazioni e infezioni.

Trascurare o ignorare la presenza di tali infezioni è un forte elemento di rischio, che apre le porte alla proliferazione dei batteri, mettendo a rischio la nostra salute dentale. Una semplice irritazione, se trascurata e accompagnata da una scarsa cura dentale, può infatti sfociare in malattie più gravi, dalla gengivite, alla parodontite, fino addirittura alla caduta dei denti.

Vediamo insieme come si comporta il fumo una volta entrato nel nostro cavo orale, e perché rappresenta un pericolo per le nostre gengive.

Abbassa le difese immunitarie

All'origine delle irritazioni e dei più comuni disturbi gengivali, per esempio la gengivite, c'è un accumulo di placca batterica, che va ad accumularsi non solo sopra la superficie dei denti ma anche tra gli spazi interdentali e in prossimità del solco gengivale.
Con un corretto utilizzo di spazzolino, scovolino e filo interdentale si può riuscire a eliminare la placca, tuttavia una scarsa o scorretta igiene orale può causare il sanguinamento delle gengive e aggravare la situazione, causando irritazioni che possono peggiorare velocemente, soprattutto in un soggetto fumatore.

Il fumo infatti, oltre a ridurre la naturale microcircolazione gengivale, indebolisce notevolmente le difese immunitarie e la capacità del nostro organismo di contrastare le infezioni, rendendo più difficoltosa la guarigione.

Un fumatore ha le gengive più deboli ed è più soggetto a sensibilità dentale, uno stato che può causare disagio e a volte anche dolore mentre si compiono azioni semplici e naturali, come bere un bicchiere di acqua fresca o un caffè bollente o semplicemente lavarsi i denti.

La nemica nicotina

In particolare è proprio la nicotina l'elemento che crea maggiori danni nella nostra bocca: essa infatti causa la costrizione dei vasi sanguigni, che non riescono a ossigenare a sufficienza le gengive e la zona soggetta ad infezione.

Questo aggravarsi dell'infezione gengivale favorisce inevitabilmente l'attacco dei batteri anaerobi, ossia quelli più aggressivi che proliferano in assenza di ossigeno nelle tasche gengivali, portando a malattie gravi, come la parodotinte o il recesso gengivale, e nei casi più estremi alla piorrea e alla caduta dei denti.

I sintomi da non trascurare

Per evitare che peggiorino in patologie più gravi, ai primi segni di irritazione, gonfiore e arrossamento delle gengive bisognerebbe correre ai ripari, curando con attenzione la propria igiene orale e ricorrendo a antinfiammatori e sostanze lenitive.

Il problema è che il fumo maschera i sintomi più comuni che ci avvisano della presenza di un'infezione gengivale. Per esempio, una variazione del colore delle gengive è un buon campanello di allarme per accorgerci del problema: le gengive sane hanno in genere un bel colorito rosa e tendono ad arrossarsi e gonfiarsi in presenza di infezioni, tuttavia le gengive dei fumatori abituali spesso sono un po' ritirate e hanno un colore grigiastro, per cui questo sintomo risulta difficilmente percepibile.

Allo stesso modo quando c'è un'infezione in corso i sanguinamenti gengivali sono comuni e frequenti, ma a causa della nicotina, che limita l'afflusso di sangue verso le gengive, possono anche non manifestarsi.

In mancanza di questi primi campanelli d'allarme risulta quindi difficile rendersi conto di avere un'infezione alle gengive, ma in realtà proprio per i tabagisti il tempismo è fondamentale. Nei fumatori infatti, a causa proprio del loro vizio, le malattie gengivali sono tre volte più frequenti e hanno una progressione più rapida che nei non fumatori, e spesso le terapie farmacologiche si rivelano inutili.

Se avete il vizio del fumo, è quindi fondamentale programmare dei controlli periodici dal dentista, non solo per pulire lo smalto dalle macchie causate dal fumo, ma soprattutto per farvi aiutare a individuare i sintomi di un'infezione gengivale in corso e farvi dare degli utili consigli per evitare che peggiori.

Prevenire per non soffrire

Se proprio non riuscite a smettere di fumare, potete cercare di limitare il fumo: il rischio infatti di contrarre malattie gengivali è più alto in chi fuma da molto tempo e in chi fuma molte sigarette al giorno.

Per cercare di prevenire tali disturbi, e il dolore che spesso comportano, potete variare la vostra alimentazione, per rinforzare le vostre difese immunitarie e contrastare gli effetti negativi del fumo, e curare con perizia e pazienza la pulizia dei vostri denti.

Utilizzando spazzolino, dentifricio e filo interdentale come vostri alleati, potrete evitare gli accumuli di placca e tartaro e provare a mitigare gli effetti che l'abitudine del fumo inevitabilmente comporta.

Fattori di rischio del dolore pelvico nella donna

abusi sessuali

malattia infiammatoria pelvica

ansia o depressione

abuso di droghe o alcool

gravidanza

polimenorrea

precedente taglio cesareo

endometriosi

aderenze