RICERCA TRA GLI OLTRE 10MILA ARGOMENTI

16 novembre 2018

MERALGIA PARESTESICA o MALATTIA DI ROTH

La Meralgia Parestesica è una neurite da intrappolamento del nervo femorocutaneo laterale della coscia alla sua emergenza sottocutanea a livello del canale fibroso delimitato dalla spina iliaca anteriore superiore all’esterno, dal muscolo psoas all’interno, dall’arcata crurale in alto e dal muscolo iliaco in basso.

Può essere provocata da diversi cause come: 

lesioni traumatiche (dirette o indirette)
compressioni delle radici nervose di L2 e L3 (ernie discali, lipomi),
compressioni esterne da tutori ortopedici
altre patologie come: l’obesità, la gravidanza, l’ascite, la sarcoidosi, l’ipo-ipertiroidismo

Quadro clinico
Presenza di una zona di persistente formicolio e sensazione di anestesia a livello alla regione antero-laterale della coscia nella parte superiore.

A volte vi può essere anche dolore irradiato alla suddetta sede sia nella stazione eretta protratta che nella posizione seduta.


Trattamento

Utile evitare le cause che comportano il disturbo quali sollevamento di pesi eccessivi, cinture troppo strette e sovrappeso). 

Può essere utile l'utilizzo di bustino ortopedico in grado di alleviare i sintomi derivanti da compressione sul nervo.

Nei casi di dolore invalidante utili analgesici quali Ossicodone e paracetamolo in associazione.

Nei casi più gravi intervento chirurgico

Il Decreto Dignità prevede un bonus assunzione per gli under 35


Esoneri contributivi per i datori di lavoro regolare pagamento premi e contributi contro gli infortuni sul lavoro. Un'assicurazione contro gli infortuni è sinonimo di serenità

Sgravi contributivi per incentivare l'assunzione dei giovani under 35.

A contenerli è il Decreto Dignità grazie alla messa a punto di un Bonus assunzione, che prevede un "esonero contributivo" caratterizzato da uno sgravio del 50% sui contributi che devono versare i datori di lavoro.

Il nuovo incentivo considera uno sconto per 36 mesi, in pratica 3 anni, con un limite massimo di 3 mila euro l'anno e va ad affiancare l'esonero contributivo triennale introdotto dalla Legge di Bilancio 2018.
Lo sgravio si può applicare in caso di assunzioni a tempo indeterminato di giovani under 35 negli anni 2019 e 2020, che non hanno mai avuto un contratto a tempo indeterminato durante la vita lavorativa.

L'art. 1-bis del Decreto Dignità

L'art. 1-bis del Decreto Dignità mette in fila tutta una serie di incentivi per chi dal 2019 al 2020 deciderà di assumere a tempo indeterminato giovani che non hanno ancora compiuto il trentacinquesimo anno di età.
I primi 36 mesi considerano un esonero del versamento del 50% dei contributi previdenziali complessivi, che risultano a carico del datore di lavoro, con l'esclusione dei premi e contributi che devono essere necessariamente versati all'Istituto nazionale per l’assicurazione contro gli infortuni sul lavoro.

L'esonero stabilito dall'art. 1-bis spetta nel caso in cui l'assunzione coinvolge quei soggetti che non hanno compiuto il 35 mo anno di età e non devono essere mai stati occupati a tempo indeterminato presso lo stesso o un altro datore di lavoro.

Infortuni sul lavoro ed extra-professionali

L'art. 1-bis del Decreto Dignità non considera l'esonero dal versamento di premi e contributi da girare all'Istituto nazionale per l’assicurazione contro gli infortuni sul lavoro.
Godere di un'assicurazione contro gli infortuni a partire da quelli sul lavoro è sinonimo di serenità.

Proteggersi dagli infortuni è fondamentale in ogni ambito, considerando che se si subisce un infortunio lontano dal luogo di lavoro, che non c'entra nulla con l'attività professionale, non sono escluse le conseguenze lavorative e le ricadute sull'attività.
Infatti chi si infortuna in maniera piuttosto grave anche durante il proprio tempo libero, praticando sport, oppure anche più semplicemente fra le mura di casa, può avere difficoltà successive a recarsi sul luogo di lavoro per un certo periodo di tempo.
Quindi è corretto identificare gli infortuni in base alle conseguenze che generano, piuttosto che al luogo dove si verifica l'evento.
In tutti i casi aver sottoscritto un'assicurazione infortuni privata, o generica, consente di godere di un'ulteriore copertura su eventi lavorativi ed extra-professionali, considerando anche gli incidenti che si possono verificare tutti i giorni compiendo il percorso casa-lavoro.

Assicurazione infortuni: prodotti ed esigenze diverse

Le compagnie assicuratrici hanno studiato prodotti diversi che ben si adattano alle tante esigenze dei sottoscrittori.
Per capire quale declinazione si adatta meglio alle esigenze del soggetto la soluzione corretta è quella del confronto.
Mettendo a confronto i prodotti disponibili si trova la risposta perfetta che in talune occasioni considera la scelta di un'assicurazione infortuni e malattia a carico del singolo, in altre consiglia di estendere le garanzie all'intera famiglia.

Quel che è bene sottolineare è che una qualsiasi polizza infortuni può essere personalizzata a dovere in termini di contenuti e convenienza.
Per valutare quanto offre il mercato può essere utile farsi aiutare da un comparatore online.

Fra le assicurazioni infortuni troviamo varie tipologie di polizze, nel dettaglio:
. assicurazione infortuni conducente;
. assicurazione contro infortuni domestici;
. assicurazione infortuni sul lavoro;
. assicurazione infortuni obbligatoria;
. assicurazione infortuni sportivi.

La polizza infortuni detraibile dal 730

L'assicurazione infortuni come detto può essere personalizzata in base alle esigenze del contraente ma non dobbiamo dimenticare che si tratta di una polizza detraibile dal 730.
L'assicurazione infortuni prevede coperture diverse, fra le più conosciute troviamo:
. morte e invalidità permanente;
. rimborso spese mediche;
. indennità per ricovero e convalescenza;
. indennità per immobilizzazione;
. consulenza telefonica.

14 novembre 2018

Testicoli piccoli, cause

Variante normale

Disfunzione ipotalamica -ipofisaria

Deficit di gonadotropina

Deficit di ormone della crescita

Ipogonadismo primitivo

Distruzione autoimmune

Chemioterapia

Criptorchidismo

Irradiazione.

Sindrome di Klinefelter

Orchite

Sindrome di regressione testicolare

Torsione

Traumi

Dolore addominale periombelicale, cause

Intestinali: ostruzione o gangrena del piccolo intestino, appendicite in fase precoce

Vascolari: trombosi mesenterica, dissezione aneurisma aortico

Pancreatiche: pancreatite.

Metaboliche: uremia, chetoacidosi diabetica


Traumatiche: traumi dell”addome

Dolore al tallone, cause e cenni sulla diagnosi

Il dolore al tallone è un sintomo di presentazione comune negli ambulatori. 

Ci sono molte cause, ma l'eziologia meccanica è la più comune. 

La localizzazione del dolore può fare da guida alla diagnosi. 

La diagnosi più comune è 
la fascite plantare, una infiammazione della fascia fibrosa che decorre sotto il piede, la quale causa dolore a livello medio-plantare del tallone, soprattutto con i primi passi al mattino o dopo lunghi periodi di riposo. 

Altre cause di dolore a livello plantare del tallone includono: 

una frattura da stress calcaneale (progressivo peggioramento del dolore a seguito di un aumento del livello di attività o di cambiamento di una superficie più dura sotto il piede)

un intrappolamento del nervo (dolore accompagnato da bruciore, formicolio, o intorpidimento)

una "heel pad syndrome" che è una sindrome caratterizzata da dolore che si verifica al centro del tallone: è tipicamente dovuto all'atrofia del pannicolo adiposo del tallone. I fattori di rischio includono l'obesità 

un neuroma

una verruca plantare

una tendinopatia achillea è una condizione comune che causa dolore a livello della parte posteriore del tallone

Altre tendinopatie evidenziano un dolore localizzato nel sito di inserzione del tendine interessato. 


Il dolore posteriore del tallone può anche essere attribuito a:

una deformità di Haglund, una protuberanza calcaneale che può causare l'infiammazione della borsa fra il calcagno ed il tendine di Achille

una malattia di Sever, un apofisite calcaneale che si verifica nei bambini: è propriamente un’infiammazione del nucleo di accrescimento del calcagno quando lo sviluppo della struttura scheletrica è ancora in corso, fra i 9-11 anni.


Il dolore a livello centro-mediale del tallone può essere dovuto ad 
una sindrome del tunnel tarsale: essa comporta dolore alla caviglia, al piede e talvolta alle dita ed è è causata dalla compressione o dalla lesione del nervo tibiale posteriore nel punto in cui giunge al tallone ed alla pianta: esso dalla parte posteriore del polpaccio passa attraversa un canale fibroso (tunnel tarsale) vicino al tallone e giunge alla pianta del piede. Quando i tessuti intorno al tunnel tarsale si infiammano, premono sul nervo (compressione del nervo) causando dolore.
I sintomi comprendono bruciore o formicolio che si avverte mentre si cammina o si indossano alcuni tipi di scarpe.
La diagnosi si basa su un esame obiettivo del piede ed esami di conduzione nervosa.

Una sindrome che si manifesta invece come dolore a livello centro laterale del tallone  è 
la sindrome del seno del tarso che è una patologia rara che colpisce il piede prevalentemente nell’età adulta: i movimenti fisiologici del piede vengono bloccati e si verifica dolore ed alterazione della deambulazione. 
La comparsa di dolore si verifica in corrispondenza della regione laterale della caviglia e del retropiede, a livello del seno del tarso. 
Dal punto di vista anatomo-patologico dovrebbe essere una alterazione degenerativa o cicatriziale dei tessuti molli del seno del tarso. 
L'esame obiettivo evidenzia dolore esacerbato alla palpazione in corrispondenza del seno del tarso, ove è possibile osservare la comparsa di una tumefazione.


Una differenziazione fra le cause di dolore del tallone può essere compiuta attraverso un'anamnesi del paziente ed un esame fisico, insieme con studi di immagine adeguati, se indicato.

12 novembre 2018

Pupilla dilatatata unilateralmente, cause

glaucoma

trauma

lesione del terzo nervo

pupilla di Holmes-Adle (variante normale)

con cecità associata (lesione del nervo ottico)

ARITMIE, IN BREVE

In base alle cause

coronaropatie
ipertiroidismo
anomalie elettrolitiche
valvulopatie
scompenso cardiaco
sindrome del seno malato


Primi esami di laboratorio
elettroliti
glucosio
calcio
magnesio
tsh


In base alla frequenza 

1)Tachicardia
a)con polso irregolare
fibrillazione atriale (ipertiroidismo,  valvulopatia, ischemia cardiaca, lone atrial fibrillation)

b)con polso regolare
tachicardia sinusale
tachicardia parossistica sopraventricolare
flutter atriale
tachicardia ventricolare!


2)Frequenza cardiaca normale
extrasistoli atriali 
extrasistoli ventricolari 
aritmia sinusale
(possibili cause dei suddetti 3 tipi di aritmie: febbre, dolore, ipertiroidismo, ipertensione, ipotensione ortostatica, feocromocitoma)


3)Bradicardia
a)sinusale (cause: età, ipotiroidismo, coronaropatia, trauma spinale, congenite, giovani atleti, farmaci come betabloccanti o calcioantagonisti o digitale)

b)blocco atrioventricolare (cause: coronaropatie, valvulopatie, ipertensione)


4)Bradi-tachicardia

Sindrome del seno malato

11 novembre 2018

Aritmie ventricolari, alcune considerazioni

In pazienti senza malattia cardiaca stabilita, la presenza di complessi ventricolari prematuri senza tachicardia ventricolare sostenuta è più un disturbo che un rischio medico ed il trattamento non è richiesto.

Al contrario, i pazienti con malattia cardiaca stabilita e complessi ventricolari prematuri hanno una più alta probabilità di sviluppare una tachicardia o una fibrillazione ventricolare.

Questi pazienti devono essere trattati con un beta-bloccante o un antiaritmico di classe I.

Il trattamento delle aritmie in donne incinta è raramente necessario.
Quando il trattamento è richiesto, l'amiodarone dovrebbe essere evitata e i beta bloccanti dovrebbero essere usati con cautela, perché questi farmaci sono stati associati ad un ritardo dello sviluppo fetale.

L'anomalia del ritmo più importante e pericolosa negli atleti è la tachicardia ventricolare associata ad una cardiomiopatia ipertrofica.
Se la presenza della malattia è confermata dall'ecocardiografia, una terapia con beta-bloccanti è necessaria e questi pazienti non dovranno partecipare agli sport faticosi.

Le aritmie acute in bambini con sindrome del Wolff-Parkinson-White possono essere trattate con adenosina.
L'ablazione con radiofrequenza della via accessoria può fornire il controllo a lungo termine.

Cenni sul trattamento della più comuni aritmie sopraventricolari: la fibrillazione atriale e la tachicardia parossistica sopraventricolare

La gestione iniziale della fibrillazione atriale comprende il controllo della frequenza ventricolare per provvedere ad una adeguata gittata cardiaca.

1) Nei pazienti con gittata cardiaca severamente depressa e fibrillazione atriale di inizio recente, la cardioversione elettrica immediata è il trattamento di scelta.

2) I pazienti emodinamicamente stabili con fibrillazione atriale che perdura da più di due giorni o da un periodo sconosciuto, dovrebbero essere valutati per la presenza di trombi atriali.
Se si rileva la presenza di trombi ad una ecocardiografia transesofagea, viene suggerita una anticoagulazione con warfarin per un minimo di 21 giorni, prima che sia tentata la cardioversione elettrica.


I pazienti con altre aritmie supraventriculari possono essere trattati con adenosina, un calcioantagonista, o un betabloccante ad azione breve per interrompere le cosiddette vie di rientro.
Quando i farmaci iniziali sono inefficaci, l'ablazione mediante radiofrequenza dei siti ectopici è un'opzione diffusa di trattamento

10 novembre 2018

Lievi aumenti delle transaminasi, approccio pratico

Gli aumenti lievi delle transaminasi (alanina e aspartato) possono rivelare eziologie transitorie e benigne come cause più gravi.

L'anamnesi deve essere approfondita, con particolare attenzione
all'uso di farmaci, vitamine, erbe, droghe e alcool
all'anamnesi familiare
a qualsiasi storia di trasfusioni di prodotti del sangue

Altre condizioni comuni, come
il diabete
le malattie cardiache, e della tiroide
possono causare un aumento dei valori delle transaminasi.

Le potenziali cause di elevazione delle transaminasi in generale comprendono
malattie epatiche
ostruzione biliare
emolisi
uso di alcool
pancreatite
scompenso cardiaco
infarto del miocardio
scompenso cardiaco
insufficienza renale acuta
uso di farmaci
steatosi o steatoepatite
cirrosi
disturbi muscolari

Oltre che la chimica del fegato, una valutazione sierologica iniziale include
un tempo di protrombina
il dosaggio dell'albumina
un emocromo completo con piastrine
la serologia per epatite A, B e C
Cpk e amilasi
gli studi del ferro
l'Rx torace
l'Eco e/o la Tac addome
In alcuni casi può essere indicata la biopsia epatica

Secondo l'eziologia, le strategie del trattamento possono includere
la cessazione dell'uso di alcool
la valutazione dei farmaci assunti
il controllo del diabete
le modifiche dei fattori dello stile di vita quali l'obesità
il trattamento delle suddette altre patologie

6 novembre 2018

Iperaldosteronismo, sospetto e cause comuni

Si sospetta in caso di

ipertensione ed ipopotassiemia (spontanea o provocata da basse dosi di diuretici)

ipertensione arteriosa severa (pressione sistolica>160mmHg, pressione diastolica >100mmHg) o ‘resistente’

ipertensione ed incidentaloma surrenalico

ipertensione e storia familiare di ipertensione ad insorgenza precoce o accidente cerebrovascolare occorso in giovane età

soggetti ipertesi che siano parenti di primo grado di pazienti affetti da iperaldosteronismo primitivo documentato.


Cause

Ipertensione maligna

Scompenso cardiaco

Tumori surrenalici

Malattia renale

Sindrome nefrosica

Farmaci diuretici

Eruzione acneiforme, cause comuni

Acne vulgaris (età di insorgenza <30 anni="" span="">
Acne dell'adulto (etá d'insorgenza > 30 anni)

Rosacea

Sindrome dell'ovaio policistico (LH FSH > 2,5, ultrasuoni dimostrano ovaia policistiche, testosterone elevato o moderatamente elevato)

Sindrome di Cushing


Iperplasia surrenalica congenita

Metaemoglobinemia elevata, cause farmacologiche

Dapsone

Nitroglicerina

Sulfonamidi

Nitroprussiato

Antimalarici

Lidocaina

Benzocaina

Coloranti all'anilina

Cause comuni di dolori agli arti superiori (non traumatiche)

Osteoartrosi
Rottura della cuffia dei rotatori

Borsite

Epicondilite laterale

Sindrome del tunnel carpale

4 novembre 2018

SACUBITRIL

Sacubitril è un farmaco inibitore della neprilisina.
L'inibizione della neprilisina, una endopeptidasi neutrale, aumenta i livelli di parecchi peptidi vasoattivi endogeni, inclusi i peptidi natriuretici, la bradichinina e l'adrenomedulllina. 


Sacubitril è somministrato insieme con il valsartan, un antagonista del recettore dell'angiotensina II, nel trattamento dell'insufficienza cardiaca cronica

3 novembre 2018

Cilostazolo (PLETAL)

Cilostazolo è un inibitore della fosfodiesterasi 3 con effetti terapeutici sull'adenosin monofosfato ciclico (cAMP).

I suoi effetti principali sono:
vasodilatazione arteriosa periferica (vasodilatatore arterioso diretto)
riduzione dell'aggregazione piastrinica.

Viene cosiderato tra i farmaci più efficacinel suo genere


Meccanismo d'azione
Cilostazol è un inibitore selettivo della fosfodiesterasi di tipo 3 (PDE3) con effetto di aumentare le concentrazioni del cAMP
Un aumento del cAMP si traduce in un aumento della forma attiva della protein chinasi A (PKA), che è direttamente collegata all'inibizione dell'aggregazione piastrinica.
La PKA impedisce anche l'attivazione di un enzima (chinasi della catena leggera della miosina) che è importante nella contrazione delle cellule muscolari lisce, esercitando così un effetto vasodilatatore.


Uso clinico e dosi
Cilostazol è approvato per il trattamento della claudicatio intermittens.
La dose tipica è 100 mg due volte al giorno.

Gli effetti possono richiedere fino a 3 mesi per essere evidenti.
Cilostazolo ha dimostrato di migliorare del 50% la distanza a piedi senza dolore

Cilostazol inoltre è usato frequentemente off label (fuori-etichetta), alla stessa dose, per il trattamento dell'aterosclerosi intracranica e la prevenzione secondaria dell'ictus.


Effetti collaterali
cefalea (la più comune), palpitazioni, diarrea, grave intolleranza al calore, aumento della frequenza cardiaca, tossicità cardiovascolare


Controindicazioni
scompenso cardiaco

2 novembre 2018

CIALIS (tadalafil)

Tadalafil è un inibitore della fosfodiesterasi di tipo 5 con azioni e usi simili a quelli di sildenafil (Viagra)
Rispetto al sildenafil: 
-é piú selettivo e presenta minore affinitá per la fosfodiesterasi tipo 6 (quindi minore alterata percezione dei colori) e tipo 11(quindi meno mal di schiena e mialgie)
-l’assorbimento non é infuenzato da un pasto grasso e dall’alcool.
-l’azione inizia dopo 45 minuti

È usato nella gestione 
-della disfunzione erettile 
-dell'iperplasia prostatica benigna 
-dell’ ipertensione arteriosa polmonare 


Il Tadalafil può essere utilizzato in modo sicuro da soggetti sani e da pazienti con malattie cardiovascolari. 

Come con il sildenafil, l'uso di Tadalafil è controindicato nei pazienti che ricevono la terapia con nitrati a causa dei potenziali significativi effetti ipotensivi.


Tadalafil, come sildenafil e vardenafil, è un inibitore selettivo reversibile della fosfodiesterasi di tipo 5, presente in elevata concentrazione nella muscolatura liscia dei corpi cavernosi del pene 
Sappiamo che la fosfodiesterasi di tipo 5 favorisce la degradazione della guanosina monofosfato ciclica (cGMP). 
L’avvenuto aumento di cGMP per blocco della fosfodiesterasi 5 si traduce in un rilasciamento delle cellule muscolari lisce e conseguente vasodilatazione, che determina un aumento del flusso di sangue nei corpi cavernosi del pene, alla base del meccanismo dell’erezione. 
Un aumento del cGMP è stato osservato anche a livello della muscolatura liscia della prostata, della vescica e del loro sistema vascolare. 
L’effetto di rilassamento vascolare aumenta la perfusione di sangue a livello pelvico a cui si associa il rilassamento della muscolatura liscia di prostata e vescica

Disfunzione erettile
Per la disfunzione erettile, Tadalafil è somministrato oralmente alla dose usuale di 10 mg almeno 30 minuti prima del rapporto sessuale e può essere assunto con o senza cibo; la dose può essere aumentata a 20 mg, o diminuita a 5 mg, se necessario. 
L'efficacia può persistere fino a 36 ore dopo l’assunzione. 
Tadalafil non dovrebbe essere assunto più di una volta in 24 ore. 
Quando viene utilizzato su base giornaliera regolare per la disfunzione erettile, la dose non deve superare 2,5 mg.

Iperplasia benigna prostatica
Per l'iperplasia benigna Tadalafil è dato in una dose di 5 mg al giorno, prese allo stesso tempo ogni giorno. 
L'uso con un bloccante alfa non è raccomandato. 
Nei pazienti che assumono potenti inibitori del CYP3A4 isoenzima del citocromo P450, come gli inibitori della proteasi di tipo ketoconazolo o ritonavir, la dose di Tadalafil non deve superare 10 mg una volta ogni 72 ore; 

Ipertensione arteriosa polmonare
Per migliorare l'abilità di esercizio nell'ipertensione arteriosa polmonare, il Tadalafil è somministrato oralmente ad una dose di  40 mg. una volta al giorno. 

Raccomandazioni importanti
La terapia con Tadalafil deve essere interrotta almeno 24 ore prima di iniziare il trattamento con ritonavir. 

Il tadalafil dovrebbe essere evitato in pazienti che assumono altri inibitori potenti del CYP3A4 ed in pazienti che assumono gli induttori potenti del CYP3A4. 

Aggiustamenti di dosaggio non sono necessarie in pazienti anziani

Raccomandazioni in caso di compromissione epatica o renale
Non raccomandato in caso di insufficienza epatica grave
Non raccomandato in caso di insufficienza renale con CrCl inferiore a 30 ml/min

Controindicazioni

controindicato in caso di terapia con nitrati o con alfabloccanti, pregresso ictus, retinite pigmentosa

29 ottobre 2018

Ipertensione arteriosa refrattaria/resistente alla tripla terapia ottimizzata e senza scompenso cardiaco

Gestire un'ipertensione recalcitrante richiede esperienza. 
Frequentemente vengono richiesti agenti multipli, i pazienti devono essere osservati e consigliati per quanto riguarda gli effetti contrari, l'aderenza del farmaco, le interazioni potenziali tra farmaci e le anomalie metaboliche. 

È possile che i pazienti richiedano uno screening delle cause di ipertensione secondarie.

Gli agenti rappresentativi delle varie categorie principali di trattamento, vale a dire: 
-i diuretici tiazidici (o similtiazidici)
-gli ACE-inibitori, gli antagonisti del recettore dell'angiotensina-II 
-i bloccanti dei canali del calcio

dovrebbero essere massimizzati

N.b. Gli ACE-inibitori e gli antagonisti dei recettori dell'angiotensina-II non devono essere utilizzati insieme a causa del rischio di insufficienza renale acuta. 


L’opzione di quarta linea è generalmente lo spironolattone
L’eplerenone può essere usato come alternativa. 
Lo spironolattone e l’eplerenone sono controindicati nei pazienti con ipercalemia. 
Cautela dovrebbe essere usata anche nei pazienti con danno renale; può essere richiesto infatti un aggiustamento della dose o il farmaco può essere controindicato a seconda della gravità della compromissione renale o dell’indicazione all'uso (cioè, ipertensione arteriosa soltanto invece che insufficienza cardiaca)
La somministrazione concomitante con diuretici risparmiatori di potassio è controindicata.

Altrimenti, una sicura opzione di quarta o quinta linea è:
-un bloccante adrenergico periferico (betabloccante)
Gli alfa e beta-bloccanti (ad esempio, carvedilolo, labetololo) devono essere anche considerati.

L’idralazina ed il Minoxidil sono opzioni meno preferite e vengono usate raramente


In ultima analisi i medici con perizia nella gestione dei pazienti difficili hanno avuto successo usando una combinazione di un bloccante del canale del calcio di tipo diidropiridinico con un bloccante non-diidropiridinico (per esempio, amlodipina più diltiazem). 

La clonidina è generalmente evitata a causa degli effetti collaterali



I principi più importanti per la gestione del paziente impegnativo sono:

1) promuovere una maggiore aderenza alla terapia mediante il principio della riduzione della quantitá delle pillole da assumere (cioè, uso della pillola singola, formulazioni con combinazione di dosi fisse, evitare i regimi di dosaggi due volte-giorno, quando possibile)

2) massimizzare la dose del diuretico

3) usare lo spironolattone come quarto farmaco



Modifica dello stile di vita

A tutti i pazienti deve essere data una spiegazione approfondita derischi associati all'ipertensione e alla necessità di un adeguato controllo e aderenza alla terapia. 

Le modifiche dello stile di vita dovrebbero essere adottati per tutta la vita e dovrebbero includere:

-riduzione del sodio (≤ 1,5 g/die); supplementazione di potassio (3,5 a 5 g/die), preferibilmente mediante il consumo di una dieta ricca di potassio a meno che controindicato per la presenza di malattia renale cronica o per l'uso di farmaci che riducono l'escrezione di potassio

-approccio dietetico con diverse porzioni di frutta e verdura al giorno, cereali integrali, contenuto di sodio basso, proteine a basso contenuto di grassi

-mantenimento del  girovita < 102 cm per gli uomini e  < 88 cm per le donne e 

-perdita di peso per un BMI di circa 25 kg/m ^ 2; 

-maggiore attività fisica costituita da almeno 30 minuti di intensità moderata, esercizio dinamico aerobico (a piedi, jogging, ciclismo o nuoto) 5 giorni alla settimana per un totale di 150 minuti/settimana, come tollerato o raccomandato dal medico; 

-consumo limitato di alcool 


Infine dovrebbe essere considerato l’invio ad uno specialista dell'ipertensione. 

28 ottobre 2018

Febbre: sintomi da non sottovalutare e campanelli d’allarme

La febbre è il segnale più comune utilizzato dal corpo umano per dirci che all’interno del nostro organismo c’è qualcosa che impedisce il suo corretto funzionamento e da solo si è messo in moto per risolvere il problema. Infatti, la febbre non è una malattia ma, piuttosto, un sintomo che si manifesta come risposta dell’organismo a situazioni di pericolo, come un’infezione o un’infiammazione. È per questo che, oggigiorno, la maggioranza dei dottori sostiene che la febbre non debba essere eleminata ma soltanto tenuta sotto controllo, così che possa svolgere il suo naturale ruolo di stabilizzatore dell’ordine.

Ma quali sono le cause della febbre e i sintomi da non sottovalutare per riconoscere il suo arrivo? Secondo gli studi, la febbre è la conseguenza dell’aumento dei globuli bianchi che servono a combattere l’aggressione di agenti esterni come virus e batteri. Le sostanze che causano la febbre si chiamano pirogeni e ne esistono di due tipi, uno che proviene dall’esterno del corpo umano e che sostanzialmente attacca il nostro organismo e l’altro che invece viene prodotto al suo interno come difesa. I pirogeni esogeni sono quelli generati all’esterno e che producono i microrganismi (come per esempio le tossine) che attaccano l’organismo. Questi pirogeni esogeni causano quindi la febbre inducendo i globuli bianchi a rilasciare i propri pirogeni, che sono quindi interni, e che agiscono sull’area del nostro cervello che controlla la temperatura corporea facendo in modo che quest’ultima aumenti così da poter distruggere i microrganismi nocivi.

Ma oltre alle infezioni, la febbre può essere provocata anche da molti altri fattori come da infiammazioni, da colpi di calore, da una reazione a farmaci o vaccini, da una reazione allergica, da malattie autoimmuni, dai tumori o anche da esiti di interventi chirurgici. Tutti i disturbi infettivi possono provocare febbre, come infezioni delle vie respiratorie, delle vie urinarie, infezioni cutanee e gastrointestinali ma ci sono anche altre condizioni che provocano la febbre con maggiore probabilità. Tra i fattori di rischio troviamo: lo stato di salute della persona e la sua età, alcune attività lavorative, l’uso di alcuni farmaci, ecc. La sua classificazione avviene in base a ciò da cui deriva: può essere infettiva (la più comune), neoplastica (se causata dal cancro) o infiammatoria.

I sintomi associati alla febbre variano in base al disturbo o alla patologia correlata e possono essere: mal di testa, dolori muscolari, sudorazione, brividi, disidratazione, stanchezza o irritabilità e, nel caso in cui la febbre raggiunga picchi più elevati, si possono verificare anche confusione, allucinazioni e convulsioni. Ma la febbre presenta anche molti altri sintomi che non devono essere ignorati ma, anzi, riferiti tempestivamente al medico di base. Tra questi sintomi troviamo: mal di gola, nausea e vomito, eruzione cutanea, mancanza d’appetito, gonfiore dei linfonodi, difficoltà a respirare, dolore addominale, oppressione al torace e perdita di coscienza, perdita di peso improvvisa, piedi gonfi e cambio di abitudini intestinali.

Come già detto, la febbre non è una malattia ma una reazione, un campanello d’allarme che aiuta l’organismo a difendersi contro le infezioni quindi di per sé non è pericolosa e scompare generalmente da sola. La terapia migliore in questo caso è il riposo, insieme all’assunzione di molti liquidi e di pasti facilmente digeribili. Ma quando la febbre raggiunge temperature elevate (40/41°C), o persiste nel tempo, è bene recarsi dal medico o al pronto soccorso per ulteriori accertamenti e per farsi prescrivere la terapia adatta. Il medico potrà decidere di prescrivere alcuni esami per risalire alla causa, ricordiamo infatti che di norma la febbre è la conseguenza di un altro problema e non il problema stesso. Generalmente gli esami includono quelli del sangue, delle urine, tamponi faringei ed esami colturali che servono a risalire alle infezioni batteriche o virali. Se necessario, il medico prescriverà anche alcuni farmaci utili a far diminuire la temperatura corporea. Questi farmaci sono chiamati antipiretici e i più diffusi sono il paracetamolo e farmaci antinfiammatori come l’aspirina, l’ibuprofene e il naprossene. Gli antibiotici invece sono utili sono in caso di infezione batterica e inefficaci in caso di semplice influenza.

Cosa si può fare per evitare la febbre? Per scongiurare la febbre bisogna stare attenti ad evitare, ancora prima, le infezioni più comuni e lo si fa innanzitutto tramite vaccinazioni antinfluenzali, dopodiché seguendo le più basilari regole di igiene: lavarsi bene e frequentemente le mani è molto importante per evitare di immettere nel nostro corpo batteri che possano causare la febbre, così come coprirsi bocca e naso quando si tossisce e starnutisce. Inoltre bisogna stare attenti agli sbalzi termici tra caldo e freddo e coprirsi bene quando le temperature sono più basse. Durante l’inverno scegliete sempre un abbigliamento adeguato senza mai dimenticare guanti, sciarpa e cappello e privilegiate giacche e cappotti impermeabili e antivento. Anche a tavola si può prevenire la febbre e lo si fa assumendo sempre molti liquidi e mangiando molta frutta e verdura che contengono vitamine e sali minerali preziosi per l’organismo. Calore ed energia utili per il nostro corpo soprattutto durante i mesi freddi dell’anno sono garantiti da pasta, carne e pesce.

27 ottobre 2018

Tenesmo rettale

Contrazione dolorosa dello sfintere anale che puó precedere o seguire ogni scarica diarroica

Premiti

Contrazioni dolorose intestinale senza emissione di feci.

In ostetricia: la sensazione di aver bisogno di evacuare, dovuta alla pressione della testa fetale sul retto durante l’ultimo tratto del proprio percorso nel canale del parto.
Contraddistingue il periodo espulsivo







Addio influenza: é arrivata Xofluza

Xofluza é il farmaco approvato per il trattamento dell’influenza

Approvazione da parte dell’FDA: 24 ottobre 2018

Nome commerciale: Xofluza

Nome generico: baloxavir marboxil

Formulazione: compresse

Azienda produttrice: Genentech, Inc.

Indicazioni: trattamento dell'influenza acuta non complicata

Xofluza (baloxavir marboxil) è un’inibitore dell’endonucleasi per il trattamento dell'influenza in pazienti di 12 anni di età e più anziani.

Xofluza è assunto come una singola dose per via orale entro 48 ore dall’insorgenza dei sintomi.

Il dosaggio approvato raccomandato di Xofluza è basato sul peso corporeo:

Dose singola di 40 mg per i pazienti da 40 kg a < 80 kg
Dose singola di 80 mg per pazienti ≥ 80 kg

Importanti informazioni sulla sicurezza
Controindicato in caso di allergia a baloxavir marboxil o uno qualsiasi degli ingredienti contenuti in Xofluza.
Non indicato nelle pazienti incinte o che intendono rimanere incinte o che allattano al seno 
Assumere Xofluza con o senza cibo. 
Non assumere Xofluza con i latticini, le bevande calcio-fortificate, i lassativi, gli antiacidi o gli integratori orali che contengono ferro, zinco, selenio, calcio o magnesio.

Gli effetti secondari più comuni sono diarrea, bronchite, nausea, sintomi del raffreddore comune (rinofaringite) e emicrania.


Xofluza non è efficace nel trattamento di infezioni diverse dall'influenza. 

26 ottobre 2018

Terazosina, un effetto collaterale

Può essere associata ad una complicanza della chirurgia della cataratta, la cosiddetta sindrome dell'iride a bandiera.

Perciò nei pazienti che devono sottoporsi a tale chirurgia l'inizio del trattamento con la terazosina dovrebbe essere posposto all'esecuzione dell'intervento.

Purtroppo spesso non si è consapevoli delle complicanze intraoperatorie associate a tamsulosina in caso di chirurgia della cataratta, né del nesso tra alfa-bloccanti e questa complicanza, né del fatto che alcuni alfa-bloccanti hanno maggiori probabilità di provocarla rispetto ad altri.

L’interruzione degli alfa-bloccanti prima dell’intervento non aiuta, ma per fortuna le tecniche intraoperatorie attualmente sono migliorate per rendere la sindrome meno complicata.

Lisinopril, farmacocinetica

Il lisinopril è lentamente e incompletamente assorbito dopo dosi orali.

In media circa il 25% di una dose viene assorbita, ma la quantitá varia sensibilmente da individuo ad individuo, variando dal 6 al 60%.

Esso é già un diacido attivo e non ha bisogno di essere metabolizzato in vivo.

Il picco della concentrazione nel plasma si verifica dopo circa 7 ore.

Lisinopril non si lega significativamente alle proteine plasmatiche.

È escreto invariato nelle urine.

L’emivita efficace per l'accumulo dopo dosi multiple è di 12 ore in pazienti con funzione renale normale.

Lisinopril é rimosso dall’emodialisi.