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20 dicembre 2017

La dipendenza dal gioco d’azzardo

In una situazione come quella italiana, in cui è possibile imbattersi nelle cosiddette “macchinette mangiasoldi” praticamente in ogni angolo della città: al bar, al tabacchi, nelle sale gioco; in cui è possibile, inoltre, giocare al lotto e a un innumerevole gamma di gratta e vinci persino alla posta, è normale che il fenomeno della ludopatia sia in vertiginosa ascesa.

La dipendenza dal gioco d’azzardo è particolarmente subdola, perché coinvolge in maniera importante anche quegli strati sociali che, fino a pochi decenni fa, sembravano immuni da fenomeni di tossicodipendenza, come i pensionati o le casalinghe.

La ludopatia, infatti, rientra perfettamente anche nella categoria delle cosiddette dipendenze, in questo caso dette “senza sostanze”, oltreché nei disturbi ossessivi compulsivi del comportamento; e come le droghe anche la dipendenza dal gioco d’azzardo dà assuefazione, astinenza, perdita dei freni inibitori, depressione profonda, fino a sfociare, in alcuni casi, persino in tentativi di suicidio.

Altro fattore di allarme, per quanto riguarda la dipendenza dal gioco d’azzardo terrestre o sul web nei casinò virtuali, è la difficoltà stessa dei pazienti a riconoscersi come tali: il gioco d’azzardo, i casino e i gratta e vinci sono considerati passatempi innocui, legali; in televisione e sui giornali sono pubblicizzati dai personaggi famosi più simpatici o benvoluti: star del calcio, attori comici, beniamine della tv.

Anche se i casino sul web, per legge, dovrebbero promuovere il gioco responsabile; anche se le pubblicità dovrebbero menzionare la pericolosità del gioco d’azzardo, poco in realtà concretamente si fa per limitare il fenomeno della ludopatia.

La realtà delle cose vede in trincea soprattutto gli amministratori locali e i sindaci, impegnati spesso in guerre aperte ai gestori di sale gioco camuffate da tabaccherie e bar: l’unica arma normativa in loro possesso, in qualità di custodi della saluta pubblica, sembra quella di limitare nuove aperture adducendo la vicinanza di luoghi sensibili, quali scuole, chiese, ospedali.

Ma quali sono i sintomi, le spie comportamentali, che si manifestano nelle persone affette da dipendenza da gioco? Sono molto simili, appunto, a quelli delle tossicodipendenze:

- Il pensiero nel corso della giornata torna spesso al gioco; ci si sente sempre più coinvolti.
- Se si sono perse alcune somme si sente fortissimo il bisogno di “rifarsi”.
- Quando non si gioca per un periodo di tempo prolungato aumenta l’irrequietezza, il nervosismo.
- Ci si isola sempre maggiormente.

Questi primi sintomi, relegati all’intimo del soggetto, sfociano poi in comportamenti sociali più gravi in cui sono coinvolti anche i familiari, gli amici, i colleghi di lavoro:

- Si mente in famiglia, sul lavoro, agli amici.
- Si cerca denaro in ogni modo, anche chiedendo prestiti nella propria sfera relazionale o addirittura compiendo reati, quali furti o truffe.

I motivi per cui un soggetto diventa vittima del gioco d’azzardo sono cambiati nel tempo: in passato, soprattutto per i maschi, era prevalente il brivido del rischio. Era il brivido del rischio che richiamava schiere di giocatori nei casinò terrestri, o nelle bische clandestine.
Oggi, invece, la ludopatia affligge anche pensionati e donne e sembra prevalere, almeno per queste categorie, l’esigenza della “fuga dalla realtà” e dalla propria situazione di miseria, indigenza o infelicità.

Fonte: http://casinoaams.net/